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La leggenda dell’asino e l'ingresso di Gesù a Gerusalemme.

 

La leggenda dell’asino

Zaccaria 9,9:

Esulta grandemente figlia di Sion,
giubila, figlia di Gerusalemme!
Ecco, a te viene il tuo re.
Egli è giusto e vittorioso,
umile, cavalca un asino,
un puledro figlio d'asina.

Zaccaria 9,10:

 Farà sparire i carri da Efraim
e i cavalli da Gerusalemme,
l'arco di guerra sarà spezzato,
annunzierà la pace alle genti,
il suo dominio sarà da mare a mare
e dal fiume ai confini della terra.

Riporto l'articolo del cardinale G.Ravasi, uno dei più autorevoli biblisti, che commenta i versetti del profeta Zaccaria in riferimento anche all'asino, scrive:

"Siamo abituati a connettere questo oracolo del profeta Zaccaria a una scena a noi familiare, quella dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme. Ed effettivamente Cristo avanza su un’asina accompagnata da un puledro e l’evangelista Matteo subito annota: «Questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta…» (21,4-5) e si fa seguire la prima parte del frammento che stiamo esaminando insieme. Ebbene, vorrei porre innanzitutto l’accento proprio su quella cavalcatura che ai nostri occhi risulta modesta, l’asino, e sull’altro animale che per noi sarebbe molto più degno di un sovrano, il nobile ed elegante cavallo.

Ora, si deve ricordare che l’asino era la cavalcatura dei principi e dei re in tempo di pace, mentre il cavallo col suo incedere potente e fulmineo era più adatto alle campagne militari. Di quest’ultimo Giobbe ci ha lasciato un ritratto folgorante: «Scalpita nella valle superbo, con impeto va incontro alle armi. Disprezza la paura, non teme né retrocede davanti alla spada. Su di lui tintinna la faretra, luccica la lancia e il giavellotto. Eccitato e furioso, divora lo spazio; al suono del corno non riesce a trattenersi. Al primo squillo nitrisce: Aah…! E da lontano fiuta la battaglia, le urla dei comandanti, il grido di guerra» (39,21-25).

Il re che Zaccaria tratteggia ha ormai i lineamenti messianici, e la sua non è un’opera di distruzione ma di pacificazione e per questo sceglie l’asino come cavalcatura. Significativi sono, infatti, due gesti che egli compie. Primo atto: abolisce l’esercito e gli armamenti, eliminando carri da guerra e archi da combattimento. È un po’ quello che sognava Isaia come ultima meta messianica: «Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, trasformeranno le loro lance in falci. Una nazione non alzerà più la spada contro un’altra, non ci saranno più esercitazioni militari» (2,4). C’è, però, anche un secondo atto che questo re atteso e sperato metterà nel suo programma di governo.

Egli darà il via a una diplomazia della pace, come si legge nella riga che segue il testo da noi citato: «Annuncerà la pace alle nazioni ». Si inaugura, così, un nuovo ordine di rapporti internazionali, «da mare a mare, dal Fiume ai confini della terra», ossia in tutta la mappa geopolitica di allora, dal mar Morto al Mediterraneo, dall’Eufrate fino all’attuale Gibilterra, considerata come la frontiera estrema della terra. Che questo sovrano sia ben diverso dai politici della storia – e quindi dagli stessi re di Giuda – appare dai tre titoli che il profeta gli assegna.

Il primo attributo è «giusto», non solo perché «renderà giustizia al popolo e ai poveri secondo il diritto» (Salmo 72,2), ma soprattutto perché in lui brillerà la giustizia divina che è sinonimo di salvezza e benedizione. In secondo luogo egli è «vittorioso», in ebraico si ha la radice del verbo “salvare”, perché su di lui risiede la protezione divina che lo custodisce dal male che lo assedia.

Infine, il re messianico sarà «umile», in ebraico ’anî, cioè povero, semplice, lontano dall’arroganza e dalle prevaricazioni del potere, simile al «popolo umile e povero» (Sofonia 3,12). Quando all’orizzonte avanzerà un tale sovrano, si udrà un canto di gioia corale: «Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme», dichiara infatti Zaccaria in apertura al nostro frammento biblico".

                            (G.Ravasi, blogpost/l-asino-e-il-cavallo-del-re.aspx F.C).

Marco 11,1-11

Ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme ( cfr: Mt 21:1-11, 14-17; Lu 19:29-44; Gv 12:12-19) 

1 Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli 2 e disse loro: «Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo. 3 E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito». 4 Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero. 5 E alcuni dei presenti però dissero loro: «Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?». 6 Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare. 7 Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra. 8 E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi. 9 Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano: Osanna!

Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
10 Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide!
Osanna nel più alto dei cieli!
11 Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.

L' asinello legato è quello di Abramo o meglio quello del "sacrificio" di Isacco (gen 22)?  Secondo una tradizione rabbinica è proprio quello e aspettava il Messia come è scritto in Zc 9,9: “Esulta, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina”»

Da dove apprendiamo questo? Secondo l'interpretazione di rabbi Eliezer:

השכים אברהם בבקר ולקח את ישמעאל ואת אליעזר ואת יצחק בנו עמו , וחבש את החמור, הוא שרכב עליו אברהם, הוא" החמור בן האתון שנבראת בין השמשות, שנ 'וישכם אברהם בבקר, הוא החמור שרכב עליו משה בבאו למצרים, שנ' ויקח משה את אשתו ואת בניו וירכיבם על החמור, הוא החמור שעתיד בן דוד לרכוב עליו, שנאמר ( זכריה ט, ט ) עָנִי וְרֹכֵב עַל חֲמוֹר."

  Abramo si alzò di buon mattino e prese con sé Ismaele, Eliezer e Isacco suo figlio e sellò l'asino. Su quest'asino cavalcava Abrahamo. Questo era l'asino, la progenie di quell'asino che fu creato durante il crepuscolo, come si dice: "E Abramo si alzò la mattina presto e sellò la sua asina" ( Genesi 22: 8 ). Lo stesso asino sarà cavalcato in futuro dal Figlio di Davide, come è detto: "Rallegrati grandemente, o figlia di Sion; grida, o figlia di Gerusalemme: ecco, il tuo re viene a te: è giusto e salvato ; umile e cavalcando un asino, anche su un puledro, il puledro di un asino "( Zacc. 9: 9 ). (Pirqe de-Rabbi Eliezer, cap 31)

P. G. Michelini spiega che "questa tradizione popolare ebraica è originata dall’interpretazione del racconto della “legatura” di Isacco di Gen 22, e dal fatto che dell’asina di Abramo non si ha più traccia alla fine di quella storia: si credeva, appunto, che fosse rimasta nei dintorni del monte Moria (ovvero il monte del tempio di Gerusalemme nella tradizione giudaica – già secondo 2Cr 3,1) ad attendere il Messia. Il significato teologico dell’identificazione tra l’asina di Abramo (...) quella del Messia è importante: l’asino nelle fonti rabbiniche non è soltanto un simbolo messianico, ma un animale umile e indispensabile per Israele, un segno vivo della continuità del disegno divino, che partiva da Abramo e si compie ora in Gesù". (G.Michelini in Commento al Vangelo dell'ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme (Mt 21,1-11) della Domenica delle Palme, a cura di G. Michelini, https://www.lapartebuona.it/ ).

Gesù è il re mite che vuole entrare, senza fare violenze o angherie, nella vita vera di ogni uomo e donna, in questo tempo difficile ma prezioso.


Dice Gesù ai suoi discepoli “entrando in questo villaggio troverete un asinello legato su cui nessuno è mai salito“. L’asinello direi che è il protagonista di questo episodio. è proprio questo asinello che viene citato quattro volte, con una grande insistenza perché c’è un grande significato. Anzitutto si parla di asinello o polos in greco; non è onosOnos è l’asino, polos è l’asinello.

Nell’antico testamento si parla 111 volte dell’asino e sempre in modo positivo perché è il simbolo dell’animale mite, pacifico o laborioso. L’asino lavora e basta, non reagisce, non si ribella, è proprio il simbolo della mitezza, del lavoro, della pace. Nella Bibbia si parla dell’asino che fa girare la macchina dei mulini, oppure in Egitto le ruote dei pozzi, quindi sempre attività belle, benefiche, produttive di vita. L’asino non è mai usato come arma di guerra, ma solo simbolo della pace.

L’asinello non è il simbolo della forza, ma il simbolo del servizio ed è importante questo gesto che Gesù fa. Sciogliere l’asinello diventa il simbolo di una scelta del nuovo regno che lui è venuto a introdurre nel mondo, non il regno delle cavallerie, ma il regno di chi cavalca l’asinello, di chi scioglie l’asinello.





(L'asino amiatino è una razza di asino molto antica, originaria del continente africano ed evolutasi in Toscana, in particolare sul monte Amiata. Asini amiatini sono stati raffigurati anche da Giotto nella cappella degli Scrovegni di Padova.(vedi immagine sopra) 

L'asino "amiatino" è una razza antica; nella zona del monte Amiata da cui prende il nome era usato come bestia da soma, da tiro e da cavalcatura; infatti, l'asino fin dall'antichità era usato come animale da trasporto di cose e persone più del cavallo, per la sua resistenza e agilità anche in zone collinari e la sua docilità.

La femmina ha un'altezza al garrese tra i 119 e i 142 cm, mentre il maschio tra i 123 e i 147 cm. I maschi risultano più alti, con un'impalcatura scheletrica più consistente ed indici di ossatura e di costituzione più marcati. La femmina è più leggera, con testa più lunga e sottile e con una buona conformazione del bacino.

Oggi la specie, nonostante il recupero e il registro nell'anagrafe di molti esemplari selezionati e autoctoni, è in via di estinzione[2][3]. Nel 2009, la Coldiretti ha verificato un incremento nell'allevamento degli asini, e la razza Amiata risultava la più allevata, con 52 allevamenti e 984 capi in totale.)                                      (cf: https://it.wikipedia.org/wiki/asino amiatino)

Ma perché, oltre a quell’aria simpatica, serena, amorevole oltre che umile, obbediente e paziente, ha questa croce sul dorso?

Le leggende create dall’uomo dagli inizi dei tempi, hanno sempre cercato di rispondere alle domande sul significato delle cose, come questa, e spesso realtà troppo tristi e difficili da essere affrontate, come la morte di Gesù in croce, hanno fatto nascere queste leggende, che spesso hanno come protagonista la natura: alberi, fiori, animali, l’innocenza del mondo partecipa della sofferenza dell’uomo, e tanto la natura si immedesima col destino dell’uomo, che le rimangono appiccicati addosso alcuni segni, un marchio indelebile, come un dono divino. Segni d’Altro.

Ed ecco il dono che nostro Signore ha fatto all’umile asino che lo ha portato a Gerusalemme, la Domenica delle Palme.



Leggenda : "Si narra che quell’asinello amava così tanto Gesù che lo seguì fino in cima al Calvario. Ma quando vide quello che facevano a Gesù, si sconvolse e si commosse tanto che si voltò per non vedere. Ma non se ne andò di lì, chissà cosa avrà pensato di poter fare, povero asinello!!… L’ombra della croce cadde su di lui e si impresse sul suo dorso, segno dell’amore e della devozione dell’umile asinello. Da quel giorno ci sono asini che portano, come fosse un marchio, la croce di Gesù sulla schiena. Sono gli asini crociati amiatini".






 









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