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III DOMENICA QUARESMA-ANNO C; VANGELO SECONDO LUCA 13, 1-9

 

III DOMENICA QUARESMA-ANNO C

VANGELO SECONDO LUCA 13, 1-9

1 In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. 2 Prendendo la parola, Gesù rispose: "Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? 3 No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4 O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5 No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo".
6 Disse anche questa parabola: "Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7 Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? 8 Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest`anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime 9 e vedremo se porterà frutto per l`avvenire; se no, lo taglierai".

 


  Il riferimento ai galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato ai loro sacrifici, può essersi verificato in occasione del compleanno di Erode, quando Giovanni fu decapitato come tentativo di Pilato di far vergognare Erode che non era ancora suo amico (Efrem Siro). Questi

Galilei non erano più peccatori degli altri Galilei, e la loro disgrazia non può essere connessa ad un qualche peccato specifico o eccezionale, così come non può aver valore l'ipotesi che essi furono uccisi in quanto' il loro sacrificio era impuro (Ambrogio). Gesù usa la parabola come allegoria della storia di Israele e del suo intervento nel loro mondo come loro Salvatore (Efrem Siro). Nel suo insegnamento, il fico rappresenta tutta la specie umana che Dio è venuto a salvare (Agostino). Entrambi, il vignaiolo e il fico, sono metafore consuete nell'Antico Testamento per Israele. Nella parabola di Gesù il fico è piantato nella vigna, e questo ha portato alcuni interpreti a suggerire che l'albero possa rappresentare un gruppo dentro Israele, come la guida della sinagoga (Cirillo di Alessandria). Il liberare il terreno per altri potrebbe essere un'allusione all'incorporazione dei “gentili” nell'Israele di Dio. L'intercessione del vignaiolo suggerisce che egli possa rappresentare lo stesso Gesù in occasione della prima missione apostolica presso gli Ebrei, ma senz'altro colui che proclama il Vangelo della misericordiosa clemenza di Dio in Gesù, e che fervidamente intercede per colui che perisce, è rappresentato nella figura del vignaiolo. E così il quarto anno è l'incarnazione di Gesù, in occasione della quale egli giunge come agricoltore per nutrire Israele (Cirillo di Alessandria).

 

13, 1-5 Il sangue dei Galilei e la torre di Siloe. Pilato uccide i Galilei il giorno del compleanno di Erode



Essi si presentarono e informarono Gesù degli uomini della Galilea, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici, in occasione della festa per il compleanno di Erode, quando egli decapitò Giovanni (cf. Mt 14, 10). Dal momento che Erode aveva illegalmente ucciso Giovanni, Pilato mandò e uccise coloro che erano presenti alla festa. Egli, visto che non era in grado di nuocere ad Erode, uccise i complici della sua ignominia, e lo lasciò nell'ira sino al giorno del processo del Signore. I due si riconciliarono con il pretesto del Signore (cf. Lc 23, 12). Pilato aveva mescolato il loro sangue con quello dei loro sacrifici, per il fatto che le autorità romane avevano vietato loro di fare sacrifici. Pilato li colse mentre trasgredivano la Legge ed offrivano sacrifici, e nello stesso posto e tempo li uccise.

(Efrem Siro, Commento al Diatessaron 14, 25)

 

I sacrifici erano impuri

Quanto, poi, a quei Galilei dei quali Pilato aveva versato il sangue mescolandolo con quello dei loro sacrifici, ciò sembra essere un simbolo riguardante coloro che su istigazione diabolica non offrono il sacrificio con animo puro. La loro preghiera si tramuta in peccato (Sal 109,7), com'è stato scritto di Giuda, il traditore, il quale, pur in mezzo ai sacrifici divini, andava premeditando il tradimento del sangue del Signore (cf. Gv13, 18).

(Ambrogio, Esposizione del Vangelo secondo Luca 7, 159)

 



13. 6-9 La parabola della pianta di fico. La pianta di fico è la sinagoga

Egli ha recitato un'altra parabola: Un tale aveva piantato un fico nella sua vigna e disse al vignaiolo. Questo si riferisce alla Legge, secondo il suo punto di vista. Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico. Questo si riferisce alle tre cattività nelle quali gli Israeliti furono portati via come prigionieri, così che essi si sarebbero dovuti purificare, ma non furono purificati. [...] La pianta di fico è una figura della sinagoga. Cristo vi cercò i frutti della fede, ma essa non aveva ciò che avrebbe dovuto offrire [...]. Durante tre anni egli si è mostrato in mezzo a loro quale Salvatore. Quando ha desiderato che il fico venisse sradicato, la situazione era simile a quella precedente, quando il Padre disse a Mosè: Permettimi di uccidere il popolo (Es 3 2, 1 O). Egli diede a Mosè modo di intercedere presso di lui. Qui ha mostrato al vignaiolo di desiderare di sradicare il fico. Il vignaiolo ha fatto conoscere la propria supplica e colui che è misericordioso mostra la propria misericordia, e cioè: se, nel corso dell'anno a venire, il fico non avesse prodotto frutti, allora sarebbe stato sradicato. Il vignaiolo, comunque, non ha condannato la vendetta come Mosè che, dopo aver interceduto ed essere stato ascoltato, disse: Il giorno della loro rovina è vicino e quanto sta per accadere loro si sta già appressando (cf. Es 32, 34). […] Non stiamo dicendo che i Giudei non sono niente, dal momento che possono essere eletti, ma non sono neanche puri chicchi di frumento, dal momento che possono essere rifiutati.

(Efrem Siro, Commento al Diatessaron 14, 26-27)

 


Le tre visite del Signore attraverso i patriarchi, i profeti e il Vangelo

A proposito di una pianta sterile diceva con ragione il Signore nel Vangelo: Ecco, sono ormai tre anni che vengo da questa pianta e non vi trovo mai alcun frutto; la taglierò, quindi: perché non mi occupi inutilmente il terreno. Il contadino lo supplica [...]. L'albero in parola è il genere umano. Il Signore venne a visitare quest'albero al tempo dei patriarchi, e questo si potrebbe considerare come primo anno; venne a visitarlo al tempo della Legge e dei profeti, e questo potrebbe essere il secondo anno. Con il Vangelo ecco spuntato il terzo anno: a questo punto lo si sarebbe dovuto quasi tagliare. Ma un uomo compassionevole intercede presso colui che è compassionevole. Difatti colui che voleva porre in risalto la sua misericordia si mette dinanzi quell'altro che fa da intercessore. Dice: Lo si lasci sopravvivere anche quest'anno; gli si zappi attorno – la buca è un richiamo all'umiltà -; gli si getti sulle radici un cesto di letame, e speriamo che rechi del frutto. Anzi, siccome per una parte darà frutto mentre per un'altra non ne darà, verrà il suo padrone ~ lo dividerà. 

Che significa: Lo dividerà? E in relazione al fatto che ci sono i buoni e i cattivi, i quali adesso sono tutti insieme, come costituiti in un unico corpo.

(Agostino, Discorsi 254, 3)

La pianta di fico rappresenta la sinagoga

Ora, il senso letterale di questo passo non ha bisogno di una singola parola di spiegazione. Quando cerchiamo nel suo significato intimo, segreto e invisibile, affermiamo quanto segue. Gli Israeliti, dopo la crocifissione del nostro Salvatore, erano destinati a cadere nelle miserie che si meritarono, poiché era stata catturata Gerusalemme, e i suoi abitanti massacrati dalla spada del nemico. Le loro case sarebbero state bruciate col fuoco, e anche il tempio di Dio demolito. È probabile che egli paragoni la sinagoga dei Giudei al fico. La Sacra Scrittura, inoltre, li paragona a diversi tipi di piante: la vite, l'olivo, e anche a una foresta (cf. Os 10, 1; Ger 11, 16; Zc 11, 1).

(Cirillo di Alessandria, Commento a Luca, omelia 96)

 


Tra i Gentili è piantato un altro albero

Egli dice: Guarda, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, e non ne trovo. Taglialo; perché ·dovrebbe sfruttare il terreno? È come se volesse dire: «Libera il posto di questo fico sterile; allora altri alberi cresceranno o potranno essere piantati». Anche questo era stato fatto. Le folle dei Gentili furono chiamate al suo posto e presero possesso dell’eredità degli Israeliti. Esse sono diventate il popolo di Dio, la pianta del Paradiso, un seme buono e onorevole. Esso sa come produrre frutti adombrati tipologicamente ma attraverso un servizio puro e assolutamente privo di macchie, che è nello spirito e nella verità, in quanto offerto a Dio, che è un essere immateriale.

(Cirillo di Alessandria, Commento a Luca, omelia 96)

 


Il vignaiolo

Figlio, questa interpretazione sarebbe dal suo punto di vista plausibile. Egli è il nostro avvocato presso il Padre, la nostra propiziazione (cf. 1 Gv 2, 1), e il giardiniere delle sue anime. Con costanza pota via tutto ciò che è nocivo e ci riempie del seme razionale e santo, così che possiamo produrre frutti per lui. Egli ha parlato di sé.

Il pentimento e la parabola della pianta di fico (13, 1-9)

Un seminatore uscì a seminare la sua semente (Lc 8, 5). L'assumere il carattere del vignaiolo non influenza la gloria del Figlio. Il Padre l'assume su di sé, senza essere esposto per questo ad alcun biasimo. Il Figlio ha detto ai santi apostoli: Io sono la vite, voi siete i tralci, mio Padre è il vignaiolo (Gv 15, 1).

(Cirillo di Alessandria, commento a Luca, omelia 96)





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