Passa ai contenuti principali

V DOMENICA QUARESIMA-ANNO C VANGELO SECONDO GIOVANNI 8, 1-11

 V DOMENICA QUARESIMA-ANNO C
VANGELO SECONDO GIOVANNI 8, 1-11

 


Incontro, tra la miseria e la Misericordia, Cristo è l'unico che può condannare il peccato, perché è senza peccato. Ma col perdono Egli fa del peccato una pedana che, con la conversione, lancia l'anima in una vita nuova. Una nuova speranza si apre per la donna adultera, condannata da tutti. Con Dio, noi tutti, siamo chiamati sempre a rinnovarci grazie al suo perdono e non bisogna mai disperare, ci risolleva e ci immette  in una vita rinnovata di pace.



Vangelo Gv 8,1-11

Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei.

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».


Molti manoscritti greci e latini contengono la storia

Nel Vangelo secondo Giovanni è presente l'episodio dell'adultera che venne accusata davanti a Gesù: tramandano l'episodio molti manoscritti greci e latini.

(Girolamo, Dialogo contro i pelagiani 2, 17)

 

Un episodio espunto perché incoraggia l'adulterio

Alcuni di fede debole, o piuttosto nemici della fede autentica, per timore, io credo, di concedere alle loro mogli l'impunità di peccare, tolgono dai loro codici il gesto di indulgenza che il Signore compì verso l'adultera, come se colui che disse: d'ora ln poi non peccare più avesse concesso il permesso di peccare, o come se la donna non dovesse essere guarita dal Dio risanatore con il perdono del suo peccato, perché non ne venissero offesi degli insensati.

(Agostino, I connubi adulterini 2, 7,6)

 

8,1 Il monte degli Ulivi

Cristo, l'unzione e la lotta

Gesù, poi se ne andò al monte degli Ulivi, al monte dei frutti, al monte dell'olio, al monte dell'unzione. Poteva trovare, il Cristo, per insegnare, luogo più adatto del monte degli Ulivi? Il nome "Cristo" infatti viene dalla parola greca chrisma, che tradotto significa "unzione". Egli infatti ci ha unti per fare di noi dei lottatori contro il diavolo.

(Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 33,3)

 

Noi partecipi della sua unzione

Veniamo con tutta l'intenzione della mente a colui che risiede sull'invisibile monte degli Ulivi. Lo unse infatti Dio, il suo Dio, con l'olio di allegrezza più dei suoi compagni, perché egli si degni di fare noi suoi compagni (cf. Sal 44, 8), partecipi della sua unzione, cioè della grazia spirituale.

(Beda il Venerabile, Omelie sul Vangelo 1, 25)

 

Il monte degli Ulivi e la sublime misericordia di Dio

Il monte degli Ulivi indica la sublimità della pietà e della misericordia del Signore, perché in greco misericordia si dice oleos e oliveto oleon, e l'unzione dell'olio suole portare sollievo alle membra stanche e dolenti. Il fatto poi che l'olio eccelle per pregio e purezza e, qualsiasi liquido gli avrai versato sopra, subito sale e si porta in superficie, significa in modo adatto la grazia della misericordia divina.

(Beda il Venerabile, Omelie sul Vangelo l, 25)

 

8,2 Insegnare nel tempio

La misericordia si offre con umiltà ai fedeli

Gesù si dirige verso il monte degli Ulivi per significare che era lui il vertice della misericordia, torna di nuovo al mattino nel tempio per significare che questa misericordia si sarebbe manifestata coll'inizio della luce del Nuovo Testamento e sarebbe stata offerta ai fedeli, che costituiscono il suo tempio. [...] Lo star seduto del Signore indica l'umiltà dell'incarnazione, per cui si è degnato di aver misericordia di noi. [...] Ben a ragione dunque il testo dice che quando Gesù, sedutosi, insegnava, tutto il popolo venne a lui, perché dopo che con l'umiltà della sua incarnazione egli si avvicinò agli uomini, furono molti che accolsero volentieri le sue parole, ma furono di più a disprezzarle con empia superbia.

(Beda il Venerabile, Omelie sul Vangelo 1, 25)

 

8 3-4 Gesù messo alla prova

La lingua ingannatrice

I Giudei condussero una donna, che era meretrice, dal Signore per tentarlo [...]. Nella legge di Mosè è scritto che, se una donna è sorpresa in adulterio, deve esser lapidata (cf. Lv 20, 10). Tu che ne dici? (Gv 8, 3-5). Così diceva la lingua che non riconosceva il Creatore. Costoro si rifiutavano di pregare secondo le parole: Libera la mia vita dalla lingua ingannatrice (Sal 119, 2): Si erano infatti accostati con inganno per agire con questo piano: il Signore era venuto non per abolire la Legge ma per darle compimento (cf. Mt 5, 7) e per rimettere i peccati; essi perciò avevano complottato tra di loro:. "Se dirà: Sia lapidata, noi gli diremo: E dov'è allora che rimetti i peccati? Non sei tu che vai dicendo: Ti son rimessi i tuoi peccati (Mt 9, 2)? E se dirà: Sia rilasciata, noi diremo: E dov'è che sei venuto a dar compimento alla Legge e non ad abolirla?». Ecco una lingua che vuole ingannare anche Dio!

(Agostino, Discorsi 16A, 4)

 

Proprio per tentarlo portarono a lui la donna sorpresa in adulterio e gli chiesero che cosa comandasse di fare di lei, dato che Mosè aveva comandato di lapidare una tale: se anch'egli avesse detto di lapidarla, lo avrebbero deriso in quanto si dimenticava della misericordia che aveva sempre insegnato; se invece avesse vietato di lapidarla, si sarebbero scagliati contro di lui e lo avrebbero condannato giustamente, secondo loro, in quanto promotore di scelleratezza e avverso alla Legge. Ma non sia mai che la stoltezza terrena trovi che dire e la sapienza divina non abbia come rispondere; non sia mai che la cieca empietà impedisca al sole di giustizia (Ml 4, 2) di risplendere al mondo.

(Beda il Venerabile, Omelie sul Vangelo 1, 5)

 

Giustizia e mansuetudine

Accusarlo di che? Forse che avevano sorpreso pure lui in qualche delitto, oppure si poteva dire che quella donna aveva avuto a che fare con lui? In che senso allora essi volevano metterlo alla prova, per avere di che accusarlo? Abbiamo modo di ammirare, o fratelli, la straordinaria mansuetudine del Signore. Anche i suoi avversari fecero esperienza della sua grande mitezza, della sua mirabile mansuetudine, secondo quanto di lui era stato predetto: Cingiti la spada al fianco, potentissimo; e maestoso t' avanza, cavalca, per la causa della verità e della mansuetudine e della giustizia (Sal 44, 4-5). Egli ci ha apportato la verità come dottore, la mansuetudine come liberatore, la giustizia come giudice. Per questo il profeta aveva predetto che il suo regno sarebbe stato totalmente sotto l'influsso dello Spirito Santo. Quando parlava, trionfava la verità; quando non reagiva agli attacchi dei nemici, risaltava la mansuetudine.

E siccome i suoi nemici, per invidia e per rabbia, non riuscivano perdonargli né la verità né la mansuetudine, inscenarono uno scandalo per la terza cosa, cioè per la giustizia. Che cosa fecero? Siccome la-Legge ordinava che gli adulteri fossero lapidati, e ovviamente la Legge non poteva ordinare una cosa ingiusta, chiunque sostenesse una cosa diversa da ciò che la Legge ordinava, si doveva considerare ingiusto. Si dissero dunque: Egli si è considerato amico della verità e passa per mansueto; dobbiamo imbastirgli uno scandalo sulla giustizia; presentiamogli una donna sorpresa in adulterio, ricordiamogli cosa stabilisce in simili casi la Legge. Se egli ordinerà che venga lapidata, non darà prova di mansuetudine; se deciderà che venga rilasciata, non salverà la giustizia. Ma per non smentire la fama di mansuetudine che si è creata in mezzo al popolo, certamente - essi pensavano - dirà che dobbiamo lasciarla andare. Così noi avremo di che accusarlo, e, dichiarandolo colpevole di aver violato la Legge, potremo dirgli: sei nemico della Legge, devi rispondere di fronte a Mosè, anzi, di fronte a colui che per mezzo di Mosè ci ha dato la Legge; sei reo di morte e devi essere lapidato anche tu assieme a quella. Con tali parole e proposito, s'infiammava l'invidia, ardeva il desiderio di accusarlo, si eccitava la voglia di condannarlo.

Ma tutto questo contro chi? Era la perversità che tramava contro la rettitudine, la falsità contro la verità, il cuore corrotto contro il cuore retto, la stoltezza contro la sapienza. Ma come gli avrebbero potuto preparare dei lacci in cui non sarebbero essi stessi caduti per primi? Il Signore, infatti, risponde in modo tale da salvare la giustizia senza smentire la mansuetudine.

Non cade nella trappola che gli è stata tesa, ci cadono invece quegli stessi che l'hanno tesa: gli è che non credevano in colui che li avrebbe potuti liberare da ogni laccio.

(Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 33,4)

 

8, 5-6 Si chinò e si mise a scrivere col dito per terra

Gesù si volta per condannare gli accusatori

Ma lui, che era venuto come redentore e non come condannatore (era venuto infatti a salvare quel che era perduto [cf. Mt 18, 11]), si voltò come se non volesse vederli in faccia. Non è senza significato questo voltarsi. Qualcosa si vuole esprimere con questo voltarsi. È come se dicesse: "Mi portate una peccatrice, voi peccatori. Se siete convinti che debbo condannare i peccati, bene, comincerò da voi".

(Agostino, Discorsi 16A, 4)

 

Gesù scrive i peccati degli accusatori

Si mise a scrivere col dito per terra. Naturalmente si parla dei peccati degli accusatori e di tutti i mortali, secondo quanto sta scritto nel profeta: Quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere (Ger 17, 13).

(Girolamo, Dialogo contro i pelagiani 2, 17)

 

Altre interpretazioni dello scrivere in terra

Fu allora che egli si mise a scrivere in terra con il dito, come per indicare che gli accusatori meritavano d'essere scritti in terra, non in cielo, cioè là dove con loro gioia erano scritti i nomi dei discepoli (cf. Lc 10, 20). Se tracciava segni in terra, lo faceva per indicare la sua umiliazione, rappresentata dal suo piegare il capo; o forse voleva anche significare che era giunto il tempo in cui la sua legge sarebbe stata scritta in una terra fruttifera e non più sterile come la pietra, quale era stata quella anteriore a lui.

(Agostino, Il consenso degli evangelisti 4, 10, 17)

 

Il dito di Dio scrive sulla terra

Questa misericordia che cosa ha voluto significare? La grazia. La durezza di cuore dei Giudei che cosa significava invece? La Legge data su tavole di pietra. Il Signore scriveva col dito, ma sulla terra, perché da lì potesse ricavare frutto.

Qualunque cosa venga seminata sulla pietra invece non germoglia perché non può mettere radice. In ambedue i casi si parla di dito di Dio: col dito di Dio fu scritta la Legge, dito di Dio è lo Spirito Santo.

(Agostino, Discorsi 272B, 5)

 

Colui che ha scritto la Legge sulla pietra ora scrive in terra

Possiamo anche interpretare rettamente che il Signore, sul punto di concedere il perdono alla peccatrice, volle scrivere a terra, per far vedere che egli era colui che aveva scritto sulla pietra il decalogo della Legge col suo dito, cioè con l'opera dello Spirito Santo. E se a ragione era stata scritta sulla pietra la Legge, che era data per domare il cuore di un popolo duro e contumace, a ragione scrive in terra il Signore, sul punto di dare la grazia del perdono ai contriti e agli umili di cuore in modo che potessero portate frutto di salvezza. Ben a ragione chinatosi scrive a terra col dito egli che, apparso una volta in alto sul monte, aveva scritto sulla pietra, perché in virtù dell'umiliazione dell'umanità assunta infonde nel fertile cuore dei fedeli lo spirito della grazia egli che, apparendo in alto in figura di angelo, aveva dato duri precetti a quel popolo che allora era duro di cuore. Ben a ragione, dopo essersi chinato a scrivere in terra, pronuncia eretto parole di misericordia, egli che, per la partecipazione all'umana debolezza, ha promesso il dono della pietà agli uomini e lo ha elargito con l'efficacia della divina potenza.

(Beda il Venerabile, Omelie sul Vangelo 1, 5)

 

L'umiltà nel giudicare

L'inchinarsi di Gesù esprime l'umiltà; il dito, che è flessibile per le articolazioni, la sottigliezza del discernimento; la terra indica il cuore degli uomini che rende frutti sia di buone che di cattive azioni.

[...] Nel chinarsi a scrivere in terra prima e dopo la sentenza, egli ci fa capire che sia prima di punire uno che incorre nel peccato sia dopo averlo meritatamente punito, dobbiamo esaminare umilmente noi stessi se per avventura non fossimo incorsi nelle stesse malefatte che riprendiamo in quello o in altri. [...] Ma allora, per sfuggire a questi pericoli, che ci resta da fare se non, a vedere un altro che pecca, volgere lo sguardo in basso, cioè considerare umilmente quanto in basso siamo gettati dalla condizione della nostra fragilità, se non ci sorregge la divina pietà? Scriviamo perciò a terra col dito, cioè consideriamo attentamente se possiamo dire con Giobbe che il nostro cuore non ci riprende in nessun atto di tutta la nostra vita (cf. Gb 27, 6) e ricordiamo con cura che se ci avrà ripreso il nostro cuore, Dio è più grande del nostro cuore e conosce tutto (1Gv3, 20).

(Il perdono Beda il Venerabile, Omelie sul Vangelo 1, 5)

 

Il perdono

Quando l'uomo peccò, gli venne detto: Tu sei terra (Gen 3, 19). Perciò nel dare il perdono alla peccatrice, glielo dava scrivendo in terra. [...] Egli di nuovo si mette a scrivere. Due volte scrisse, l'abbiamo sentito, due volte scrisse: prima per dare il perdono, poi per rinnovare i precetti. Si fanno infatti tutt'e due le cose quando noi riceviamo il perdono.

(Agostino, Discorsi 16A, 58)

 

8,7 Scagliare la prima pietra

Non riconoscevano il Creatore, ma conoscevano la propria coscienza

E lui, che era venuto a perdonare i peccati, disse: Chi di voi sa di essere senza peccato, cominci a scagliare la pietra contro di lei (Gv 8, 7). Che risposta! O meglio, che sfida! Se avessero voluto scagliare la pietra contro la peccatrice, immediatamente sarebbe venuta la sentenza: Col giudizio con cui avrete giudicato, sarete giudicati anche voi (Mt 7, 2). Avete condannato, sarete anche voi condannati. Essi però, anche se non riconoscevano il Creatore conoscevano la propria coscienza.

E infilandosi uno dietro l'altro, quasi per non vedersi in faccia tra di loro per la vergogna, a cominciare dai più vecchi (proprio così dice l'evangelista) fino ai più giovani, tutti se la squagliarono. E lo Spirito Santo aveva già detto: Tutti hanno traviato tutti sono corrotti più nessuno fa il bene, neppure uno (Sal 13, 3).

(Agostino, Discorsi 16A, 4)

 

La voce della giustizia che costringe a scrutare se stessi

Cosa rispose dunque? Guardate che risposta piena di giustizia, e insieme piena di mansuetudine e di verità! Chi di voi è senza peccato - dice - scagli per primo una pietra contro di lei (Gv 8, 7). O risposta

della Sapienza! Come li costrinse a rientrare subito in se stessi! Essi stavano fuori intenti a calunniare gli altri, invece di scrutare profondamente se stessi. Si interessavano dell'adultera, e intanto perdevano di vista se stessi. Prevaricatori della Legge, esigevano l'osservanza della Legge ricorrendo alla calunnia, non sinceramente, come fa chi condanna l’adulterio con l'esempio della castità. Avete sentito, o Giudei, avete sentito, farisei e voi, dottori della Legge, avete sentito tutti la risposta del custode della Legge, ma non avete ancora capito che egli è il legislatore.

[...] Questa è la voce della giustizia: si punisca la peccatrice, ma non ad opera dei peccatori; si adempia la Legge, ma non ad opera dei prevaricatori della Legge. Decisamente, questa è la voce della giustizia.

(Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 33, 5)

 

Bisogna prima giudicare se stessi

Chi non giudica prima se stesso non è in grado di giudicare rettamente gli altri.

Conoscerà forse per sentito dire come si giudica rettamente, tuttavia non può giudicare rettamente le colpe degli altri se la coscienza della propria innocenza non gli offre alcun criterio di giudizio. Ecco perché a quei tali, che insidiosamente gli condussero l'adultera perché la punisse, il Signore disse: Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei.

(Gregorio Magno, Commento morale a Giobbe 14, 29, 34)

 

 

8,8 Chinatosi di nuovo, scriveva per terra

Gesù prevedeva che se ne sarebbero andati

Espresso il suo giudizio, il Signore chinatosi di nuovo scriveva sulla terra. Certo, secondo l'usuale modo di comportarsi degli uomini, possiamo intendere che il Signore dinanzi ai malvagi tentatori si chinò a scrivere a terra, perché così, guardando altrove, permetteva di andarsene liberamente a quelli che, colpiti dalla sua risposta, prevedeva che si sarebbero allontanati in fretta piuttosto che continuare a interrogare.

(Beda il Venerabile, Omelie sul Vangelo 1, 5)

 

Gesù non li guarda nemmeno

E il Signore, dopo averli colpiti con la freccia della giustizia, non si fermò a vederli cadere, ma, distolto lo sguardo da essi, si rimise a scrivere in terra col dito (Gv 8, 8).

(Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 33, 5)

 

8,9 Se ne andarono uno per uno

L'ipocrisia dei critici dell'adulterio

E infatti quelli ai quali non piace quel gesto del Signore non sono personalmente virtuosi, e non è certo la castità che li rende severi; ma piuttosto appartengono al numero di quegli uomini ai quali il Signore dice: Chi fra di voi è senza peccato, scagli contro di lei per primo la pietra. Solo che quelli, intimoriti dalla coscienza, si ritirarono, rinunciando a tentare Cristo e a punire l'adultera; questi invece sono malati e rimproverano il medico, commettono adulterio e sono implacabili contro le adultere. Ma se a costoro si dicesse, non la frase udita da quelli: Chi è senza peccato (infatti chi c'è senza peccato?), ma: Chi è senza questo peccato, scagli contro di lei per primo la pietra, allora forse, invece di sdegnarsi perché non avevano ucciso l'adultera, rifletterebbero alla grande misericordia del Signore, che li perdona e, per quanto adulteri, li lascia vivere.

(Agostino, I connubi adulterini 2, 7, 6)

 

Parità di trattamento fra uomo e donna

Ma quando noi diciamo loro queste cose, non solo non vogliono sottrarre nulla alla loro severità, ma per di più si adirano contro la verità e rispondono dicendo: "Ma noi siamo uomini!". Allora la dignità del nostro sesso dovrà sopportare questo affronto di essere messi alla pari con le donne nel castigo da subire, se abbiamo relazioni con altre donne oltre le nostre mogli? Invece, proprio perché sono uomini, ancor più dovrebbero essere in grado di tenere virilmente a freno le illecite concupiscenze […]. E al contrario si indignano, se sentono che gli uomini adulteri sono soggetti allo stesso castigo delle donne adultere; eppure bisognerebbe punirli tanto più gravemente quanto più ad essi spetta di superare le donne in virtù e di guidarle con l'esempio. [...] Coloro ai quali dispiace che tra la donna e l'uomo si osservi la stessa norma di pudicizia, scelgono piuttosto, specialmente a questo proposito, di essere soggetti alle leggi del mondo anziché a quelle di Cristo, poiché il diritto civile non sembra stringere uomini e donne con i medesimi legami di pudicizia. […] Dunque, gli uomini non devono avere in abominio ciò che Cristo perdonò all'adultera, ma piuttosto riconoscere il rischio che anch'essi corrono, e poiché soffrono di analoga malattia cercare rifugio nel medesimo Salvatore supplicandolo con devozione. Devono confessare che r indulgenza che fu adoperata per quella, come essi leggono, è necessaria anche per loro, e accettando il rimedio per i propri adultèri smettere di commetterne. E devono anche lodare la tolleranza del Signore nei loro confronti, fare penitenza, assumere un atteggiamento indulgente e mutare convinzione sul castigo delle donne e la loro propria impunità.

(Agostino, I connubi adulterini 2, 8, 7)

 

La miseria e la misericordia

E quelli, colpiti da essa come da una freccia poderosa, guardandosi e trovandosi colpevoli, uno dopo l'altro, tutti si ritirarono (Gv 8, 9). Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia. […] Quella donna era dunque rimasta sola, poiché tutti se n'erano andati. Gesù levò gli occhi verso di lei. Abbiamo sentito la voce della giustizia, sentiamo ora la voce della mansuetudine. Credo che più degli altri fosse rimasta colpita e atterrita da quelle parole che aveva sentito dal Signore: Chi di voi è senza peccato, scagli per primo una pietra contro di lei. Quelli, badando ai fatti loro e con la loro stessa partenza confessandosi rei, avevano abbandonato la donna col suo grande peccato a colui che era senza peccato. E poiché essa aveva sentito quelle parole: Chi di voi è senza peccato, scagli per primo una pietra contro di lei, si aspettava di essere colpita da colui nel quale non si poteva trovar peccato. Ma egli, che aveva respinto gli avversari di lei con la voce della giustizia, alzando verso di lei gli occhi della mansuetudine […].

(Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 33, 5)

 

8,10 Nessuno ti ha condannata

La donna confessa il suo peccato

Le dava il perdono, ma nel darlo, ... ergendo il suo volto verso di lei, le disse: Nessuno ti ha lapidato? Ed essa non rispose: "Perché? Che ho fatto, Signore? Ho forse fatto qualcosa di male?". Non così rispose, ma esclamò: Nessuno, Signore. Ella si accusò.

Gli altri non avevano potuto portar le prove e se l'erano squagliata. Essa invece confessò; il suo Signore non ignorava la colpevolezza ma ne ricercava la fede e la confessione. Nessuno ti ha lapidato? Ed essa: Nessuno, Signore. Nessuno, per confessare il tuo peccato, Signore, per attenderne il perdono. Nessuno, Signore.

Riconosco tutte e due le cose: so chi sei e so chi sono. E davanti a te lo confesso. Ho infatti sentito: Celebrate il Signore, perché è buono (Sal 105, 2). Riconosco quel che confesso, riconosco la tua misericordia. […] Quelli, agendo con inganno, peccarono; questa invece, confessando, trovò il perdono.

(Agostino, Discorsi 16A, 5)

 

8,11 Va' e d'ora in poi non peccare più

Dio è giusto e misericordioso

Neppure io ti condanno,

neppure io, dal quale forse hai temuto di esser condannata, non avendo trovato in me alcun peccato. Neppure io ti condanno. Come, Signore? Tu favorisci dunque il peccato? Assolutamente no. Ascoltate ciò che segue: Va, e d'ora innanzi non peccare più (Gv 8, 10-11). Il Signore, quindi, condanna il peccato, ma non l'uomo. Poiché se egli fosse fautore del peccato, direbbe: neppure io ti condanno; va' vivi come ti pare, sulla mia assoluzione potrai sempre contare; qualunque sia il tuo peccato, io ti libererò da ogni pena della geenna e dalle torture dell'inferno. Ma non disse così. Ne tengano conto coloro che amano nel Signore la mansuetudine, e temano la verità. Infatti dolce e retto è il Signore (Sal 24, 8). Se lo ami perché è dolce, devi temerlo perché è retto. In quanto è mansueto dice: Ho taciuto; ma in quanto è giusto aggiunge: Forse che sempre tacerò? (Is 42, 14). Il Signore è misericordioso e benigno. Certamente. Aggiungi: longanime, e ancora: molto misericordioso, ma tieni conto anche di ciò che è detto alla fine del testo scritturale, cioè verace (Sal 85, 15). Allora infatti giudicherà quanti l’avranno disprezzato, egli che adesso sopporta i peccatori. Forse che disprezzi le ricchezze della sua bontà, della sua pazienza, della sua longanimità, non comprendendo che questa bontà di Dio ti spinge solo al pentimento? Con la tua ostinatezza e con il tuo cuore impenitente accumuli sul tuo capo l'lra per il giorno dell’ira, quando si manifesterà il giusto giudizio di Dio, il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere (Rm 2, 4-6). Il Signore è mansueto, il Signore è longanime, è misericordioso; ma è anche giusto, è anche verace. Ti dà il tempo di correggerti; ma tu fai assegnamento su questa dilazione, senza impegnarti a correggerti. Ieri sei stato cattivo? Oggi sii buono. Anche oggi sei caduto nel male? Almeno domani cambia. Tu invece rimandi sempre e ti riprometti moltissimo dalla misericordia di Dio, come se colui che ti ha promesso il perdono in cambio del pentimento, ti avesse anche promesso una vita molto lunga. Che ne sa cosa ti porterà il domani? Giustamente dici in cuor tuo: quando mi correggerò, Dio mi perdonerà tutti i peccati. Non possiamo certo negare che Dio ha promesso il perdono a chi si corregge e si converte; è vero, puoi citarmi una profezia secondo cui Dio ha promesso il perdono a chi si corregge; non puoi, però, citarmi una profezia secondo cui Dio ti ha promesso una vita lunga.

(Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 8, 11)

 

Commenti