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MERCOLEDÌ DELLE CENERI

 

MERCOLEDÌ DELLE CENERI


Il Mercoledì delle Ceneri viene inteso dalla Chiesa Cattolica come il mercoledì che precede la prima domenica di Quaresima e che coincide con l’inizio della Quaresima stessa. In questa giornata, tutti i cattolici dei vari riti latini sono tenuti a far penitenza e ad osservare il digiuno e l’astinenza dalle carni. La parola “ceneri” rievoca in modo specifico la funzione liturgica che caratterizza il primo giorno di quaresima, durante la quale il celebrante sparge un po’ di cenere benedetta sul capo dei fedeli per ricordare loro la caducità della vita terrena e per spronarli all’impegno penitenziale della Quaresima. Si accompagna questo rito con le parole «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15), frase introdotta dal Concilio Vaticano II, mentre prima si utilizzava l’ammonimento, contenuto nel Libro della Genesi, «Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris» («Ricordati uomo, che sei polvere e in polvere ritornerai»), forma quest’ultima ancora in uso nella Messa tridentina.

La preghiera del Mercoledì delle Ceneri Sacre:


                            L’umiltà di Cristo,

   ci ha insegnato ad essere umili:

nella morte infatti si sottomise ai peccatori;

la glorificazione di Cristo

glorifica anche noi:

con la risurrezione infatti

ha preceduto i suoi fedeli.

Se noi siamo morti con lui

dice l’Apostolo vivremo pure con lui;

se perseveriamo,

regneremo anche insieme con lui.

Amen.

 



(Signore pietà-Cristo pietà-Signore pietà per la pace in Ucraina-Russia e mondo intero)


Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 6,1-6.16-18

 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Parola del Signore.

                      

LA PAROLA AI PADRI DELLA CHIESA:

Poiché l'egoismo e la virtù sono direttamente opposti l'uno all'altro, essi non potranno mai coesistere felicemente nella stessa anima (Origene). L'elemosina può essere fatta davanti agli occhi di tutti o in segreto: tutto dipende dalle nostre intenzioni (Giovanni Crisostomo). Una persona che offre l'elemosina solo per essere ammirato dagli altri non solo non entra nel regno dei cieli ma ottiene anche poca misericordia in terra (Anonimo). Non dobbiamo mettere in piazza l'opera compiuta, perché chi presta servizio a Dio con animo devoto, non deve farlo in modo da attendersi la gloria della lode degli uomini (Cromazio di Aquileia). Coloro che compiono azioni buone in presenza di altri agiscono come trombe della loro bontà (Anonimo). La ricerca della lode umana non riceverà altra ricompensa se non quella che si attende dagli uomini (Ilario di Poitiers). Voi stessi dovete ignorare quello che fate e dovete nascondere anche le mani di cui vi servite (Giovanni Crisostomo). La mano destra non deve sapere ciò che fa la tua mano sinistra (Cromazio di Aquileia). Ogni azione buona diviene più piacevole quando è tenuta nascosta da noi ma è rivelata da Dio (Anonimo). Chi agisce onestamente non ha bisogno di ricercare la lode altrui (Agostino).Il digiuno sia l'ornamento di un'azione santa (Ilario di Poiriers). Non possiamo trattare adeguatamente della povertà volontaria senza prima aver parlato dell'ipocrisia (Giovanni Crisostomo). Non soltanto nella magnificenza e nello sfarzo delle cose sensibili, ma anche nel desolato sudiciume degli abiti vi può essere la millanteria, e tanto più dannosa in quanto inganna col pensiero del servizio a Dio (Agostino). Alcuni cristiani competono con gli ipocriti assumendo un'aria malinconica mentre digiunano. Sarebbe meglio per loro digiunare in segreto (Giovanni Crisostomo). Non dobbiamo destinare e stabilire il nostro tesoro e il nostro cuore in quel cielo che passerà, ma in quello che rimane per sempre (Agostino).

 6,1 Guardatevi dalle azioni pubbliche

Nessuna ricompensa dal padre tuo A che cosa badiamo? A un luogo nascosto dove non ci siano uomini? Ma a che cosa vale se in un luogo non ci sono uomini ma nel cuore sono presenti pensieri vani? Sarebbe meglio che nel cuore non ci siano pensieri vani piuttosto che non vi fosse nessuno in un luogo. Se dobbiamo rivolgere l’attenzione al nostro cuore, è necessario che non guardiamo con gli occhi della carne ma che vegliamo con la nostra coscienza attorno al nostro cuore. È infatti invisibile e viscido il serpente da cui abbiamo l'ordine di guardarci, e si insinua di nascosto nei sensi e ci seduce. Perciò non lo può scorgere la carne insozzata ma l’anima pura. Come in un luogo pulito e bello, nel caso ci sia un po' sporcizia, vedrà da lontano, mentre se il luogo è sporco, per quanto letame stia là non si vedrà, perché dove tutto è letame non si può certo cercare se là ci sia del letame. Così se un nemico si è insinuato in un cuore puro, l'uomo giusto è in grado di riconoscere subito il suo cuore, poiché è infastidito da uno spirito proveniente dall'esterno; se invece il cuore è pieno di iniquità non comprenderà facilmente ciò che in lui sia stato ispirato dal diavolo.

(Anonimo,Opera ìncompleta su Matteo,omelia 13)

 

Eliminare ogni preoccupazione per il presente.

Egli elimina ogni preoccupazione per le cose presenti e ci ordina di essere protesi solo alla speranza futura, di non cercare di ricevere l'ammirazione degli uomini con una bontà ostentata o di mettere in mostra la nostra religiosità con una profusione di preghiere in pubblico, ma di conservare nell'interno della coscienza della fede il frutto di una buona azione.

La ricerca della lode umana infatti non riceverà altra ricompensa se non quella che si attende dagli uomini, mentre l’attesa di essere ricompensati da Dio conseguirà il premio di una lunga pazienza.

(Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo 4, 28)

 

La pietà ipocrita che cerca l'ammirazione altrui.

Ebbene, dopo averci invitato a non fare la nostra elemosina davanti agli uomini, aggiunge subito: per essere da loro ammirati. Potrebbe sembrare che questa aggiunta fosse già implicita nelle parole precedenti; ma se qualcuno le esamina bene, queste parole, vedrà che sono diverse da quelle di prima e che Cristo, con questa aggiunta, manifesta una grande prudenza e testimonia un'ineffabile cura e indulgenza nei nostri confronti. Una persona può infatti fare l'elemosina dinanzi agli uomini, senza aver l'intenzione di farsi vedere; mentre, al contrario, si può fare l’elemosina in segreto, ma augurandoci di essere visti dagli uomini. Ecco perché il Signore non considera soltanto l’atto in se stesso, ma la volontà con cui l'atto si compie: ed è appunto la volontà che egli punisce o ricompensa.

(Gìovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 19, 2)

 

Suonare la tromba della propria bontà.

Che cosa riceverai da Dio tu che non gli hai dato nulla? Ogni atto infatti che viene compiuto per Dio è offerto a Dio ed egli lo riceve; ciò che invece è compiuto per gli uomini si sparge al vento e non è atteso da nessuno. Cos'altro è la lode degli uomini se non suono di venti che passano? Gli uomini hanno smesso di parlare ed il frutto del loro agire è venuto meno, poiché essi hanno agito per gli uomini in vista della loro lode. Ma che cosa c'è di saggio nel dare una cosa e unirvi vuote parole o di certo disprezzare la ricompensa di Dio che permane in eterno nel cielo, scegliendo piuttosto i discorsi effimeri degli uomini? Sarebbe meglio non agire che agire per gli uomini.

Chi non agisce, se pure non ottiene nulla in cielo, tuttavia non perde nulla sulla terra; chi invece opera in funzione degli uomini, fallisce su questa terra senza ottenere nulla in cielo.

(Anonimo,Opera incompleta su Matteo,omelia 13)

 

Fare l'elemosina in segreto (6, 1-4)

Come il fuoco è in conflitto con l'acqua, così l'egoismo è in conflitto con la virtù.

Come l’acqua è sempre in lotta con il fuoco e il fuoco con l'acqua, né mai potrebbero combinarsi insieme, così la vanità e la virtù l'un all'altra sono contrarie né mai possono coesistere in una stessa anima. Perciò bisogna scacciare dalle nostre anime la vanità e rimanere fedeli ai precetti di Cristo.

(Origene, Frammento 114)

 

 Non suonare la tromba

Non dobbiamo proclamare a tutti le nostre buone azioni Il Signore continua, con l'insegnamento della dottrina celeste, ad assimilarci alla gloria di una fede perfetta in tutto e per tutto. Precedentemente ci ha insegnato a compiere le opere di giustizia non preoccupati del giudizio degli uomini, ma di quello di Dio. E adesso ci si dice di nòn strombazzare davanti agli uomini, quando facciamo l'elemosina; vuol dire che non dobbiamo mettere in piazza l'opera compiuta, perché chi presta servizio a Dio con animo devoto, non deve farlo in modo da attendersi la gloria della lode degli uomini. Vi sono molti infatti che erogano sì delle loro facoltà in favore dei poveri, ma lo fanno allo scopo di meritarsi una inconsistente lode e per mendicare con i loro beni la fama del tempo presente.

Il Signore dice chiaro e tondo che costoro hanno riscosso la ricompensa del loro gesto in questo mondo, perché mentre vanno cercando la gloria del secolo, perdono la futura mercede promessa.

(Cromazio di Aquileia, Commento al Vangelo di Matteo 26, 4)

 

La mano destra e la mano sinistra

Cosa simboleggia la tromba.

La tromba è ogni atto o discorso con il quale sia espresso il vanto per un'azione. Pensa, per esempio, a chi fa un'elemosina solo quando vede che è presente qualcuno ed in caso contrario non la fa: questo si intende per tromba, poiché in questo caso ci si vanta. Lo stesso si può dire per chi fa l'elemosina per intervento di qualcuno e, dove questo manchi, non la fa: questa cattiva abitudine è una tromba. O ancora, chi fa un'offerta a uno di alta condizione che possa ricambiare e a chi invece sia sconosciuto e povero, stretto tra le sofferenze, non conceda nulla: e questa è una tromba, anche se abbia agito in un luogo segreto tuttavia con l'intenzione di sembrare degno di lode; ciò per due motivi: il primo perché ha agito così e il secondo perché ha agito di nascosto. La tromba è nel fatto stesso di aver celato la propria elemosina, e ogni qualvolta uno abbia fatto qualcosa con questa intenzione, è come una tromba. Per il fatto stesso di fare l'elemosina, egli grida forte di sé. Non bisogna dunque badare a che sia segreto il luogo o l'atto ma piuttosto la volontà.

(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 13)

 

Le mani non hanno un significato letterale.

Qui non parla evidentemente della mano, ma si serve di questa espressione per dire: dovreste procurare, se fosse possibile, d'ignorare voi stessi quello che fate e di nascondere anche le mani di cui vi servite. Non si devono nascondere, come alcuni ritengono, le nostre opere buone soltanto alle persone ingiuste, perché Dio, in realtà, comanda di nasconderle a tutti.

(Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 19, 2)

 

Fare l'elemosina non per vanità.

Il Signore non intende parlare in questo brano delle mani del corpo umano (e chi non lo sa che gli arti non dispongono di vista e di udito?); per mano destra e per mano sinistra va intesa o l'opera buona o gli uomini. È quanto si trova scritto nel Libro dei Re: là vi si dice che per -mani- si devono intendere gli uomini, quando domanda: Forse che io non ho dieci mani in Israele? (2 Sam19, 43). E voleva dire: dieci tribù. V'è anche perciò un'altra significazione: per «destra» si devono intendere i giusti, per «sinistra», i peccatori, se stiamo ancora nell'attestazione di Salomone: Il Signore conosce bene ciò che è alla destra; è invece pessimo ciò che si trova alla sinistra (Prv 4, 27). Nell'Evangelo è chiarissimamente spiegato cosa si debba intendere per destra e per sinistra, quando asserisce che i giusti saranno collocati alla destra e i peccatori alla sinistra. Se i buoni compiono qualche azione meritevole di ricompensa - secondo il comando del Signore -, non devono farlo sapere ai malvagi; in altre parole: quando noi compiamo qualcosa con spirito di fede e con animo religioso, non ne dobbiamo certo menare vanto davanti ai peccatori ed agli infedeli.

(Cromazio di Aquileia, Commento al Vangelo di Matteo 26, 5)

 

Fare l'elemosina nel segreto

Dio rivelerà le opere buone nel tempo dovuto.

Nota che qui si intende il segreto del cuore, non di un luogo. Dio risiede nel segreto del cuore, non in un luogo segreto. Rifletti sul fatto che Dio non ha voluto che noi agissimo nel segreto affinché

la nostra opera non venisse alla luce. Altrimenti come potrebbe dire: Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini: perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli' (Mt 5, 16)? Ma piuttosto per essere lui a rivelarla. È sicuramente più gradito ogni bene che sia celato da noi e sia rivelato da Dio. Se tu infatti fai mostra di te stesso, sono pochi quelli che ti lodano, quelli cioè che non comprendono che tu avresti potuto tenerti nascosto; chi invece abbia compreso, ti biasima più che lodarti. Se invece è Dio a far mostra di te, nessuno ti biasima se non chi è malvagio e perciò non gradisce che uno sia buono. È infatti impossibile che Dio lasci nel segreto una buona azione compiuta da qualcuno; ma lo rivela in questa vita e nell'altra lo glorifica, poiché è gloria di Dio.

(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 13)

 

Tenere celato il proprio atto di elemosina.

Così nella Chiesa e in tutta l'umana convivenza è un ipocrita chi vuol sembrare quel che non è. Infatti imita con finzione il virtuoso, non lo esibisce, perché ripone tutto l'utile nella lode umana, che possono conseguire anche quelli che fingono nell'atto che ingannano coloro a cui sembrano buoni e dai quali vengono lodati. Ma tali individui da Dio, ché scruta il cuore, ricevono come ricompensa soltanto la condanna dell'inganno. Infatti hanno ricevuto dagli uomini, dice Gesù, la loro ricompensa. E molto giustamente sarà detto loro: Allontanatevi da me, operatori d'inganno (Mt 7, 23), perché avete portato il mio nome, ma non avete praticato le mie opere. Hanno dunque ricevuto la loro ricompensa coloro che fanno l'elemosina soltanto per essere lodati dagli uomini, non però se sono lodati dagli uomini, ma se la fanno appunto per esser lodati, come è stato discusso precedentemente. La lode umana non si deve ambire dunque da chi fa opere buone, ma deve accompagnare chi le fa, affinché diventino migliori coloro che possono imitare ciò che lodano e non perché egli pensi che essi, lodandolo, gli siano di vantaggio.

(Agostino, Discorso del Signore sul monte 2, 2, 5)

 

Aprire il tesoro della preghiera.

A noi è rivolto il discorso sulla preghiera, forse l'unica ricchezza dello spirito che l'anima offre a Dio dal profondo del suo cuore. Ogni azione giusta che compie l'uomo la compie in base alla propria capacità e grazie ad essa la porta alla luce, solo la preghiera la compie secondo la propria fede e con essa la rivela.

Vuoi sapere quanto sia preziosa la preghiera?

Nessuna azione giusta è assimilabile all'incenso, se non la preghiera. Nella rivelazione di Giovanni si mostra come un grande angelo avanzi dinanzi all'altare con in mano un incensiere ricco di sostanze odorose e a lui fu detto: Queste sono le preghiere dei santi (Ap 8, 3.5, 8). Come l'incenso ben confezionato è gradito all'uomo che lo odora, così la preghiera del giusto è dolce dinanzi a Dio. Vuoi conoscere la sua dignità? Una volta uscita dalla bocca, gli angeli la prendono tra le loro mani e la offrono a Dio come dice l'arcangelo a Tobia: Sono io che ho offerto a Dio la tua preghiera (Tb 12).

(Anonimo, Opera incompleta su Matteo,omelia 13)

 

Pregate con gli angeli.

Gesù chiama ancora queste persone «ipocriti» ed ha ben ragione di farlo perché, fingendo di pregare Dio, esse non fanno che guardare gli uomini che stanno loro attorno assumendo un atteggiamento veramente ridicolo: somigliano, infatti, più a commedianti che a uomini in orazione.

Colui che si prepara alla preghiera, lascia tutti e sta attento solo a colui che può esaudire le sue domande. Se voi invece trascurate Dio e andate attorno, girovagando e ponendo i vostri occhi dovunque, vi ritroverete con le mani vuote e avrete soltanto quello che avete cercato.

Per questo appunto Gesù non dice che costoro non riceveranno la loro ricompensa, ma dice che l'hanno già ricevuta: l'hanno ricevuta cioè da chi l'attendevano, dagli uomini. Ma non è questo che desidera Dio: vuole infatti esser lui a darci la ricompensa. Se noi, però, cerchiamo dagli uomini il premio, non meritiamo certo di averlo da Dio, non avendo fatto niente per lui.

(Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo Matteo 19,3)

 

Vendere e comprare.

In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Ciascuno raccoglie là dove semina: ciò che semina è quello che raccoglie. Pregano per gli uomini non per Dio, dunque ricevono la lode degli uomini e non quella di Dio. Pregano falsamente perché non pregano e sono lodati falsamente perché non sono degni di lode.

Vendono una vuota apparenza di sentimento religioso, acquistano una vuota parola di lode. Come la loro preghiera non rallegra Dio, così la lode degli uomini non la rende adorna. Ciò che è riposto nelle parole dura per il tempo in cui esse sono pronunciate; quando finisce la parola, viene meno anche ciò che di buono vi era riposto.

(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 13)

 

Dove voi pregate

La camera dei nostri cuori.

Ci è stato ordinato di pregare in camera, dopo aver chiuso la porta, ma ci è stato anche insegnato di effondere la nostra preghiera in ogni luogo. E i santi hanno incominciato a pregare tra le bestie, nelle carceri, tra le fiamme, nelle profondità del mare e nel ventre di un mostro. Siamo dunque esortati a entrare non nelle parti nascoste di una casa, ma nella camera del nostro cuore e a pregare Dio nel segreto impenetrabile del nostro spirito, non con molte parole, ma con la coscienza della nostra condotta.

(Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo 5, 1)

 

Esempi di preghiera in segreto

Anche quell'Anna, donna assai religiosa di cui si fa menzione nel Libro dei Re, già allora adempì del tutto il precetto evangelico della preghiera. Essa pregava sommessamente, non tanto con le labbra quanto col cuore, effondendo i suoi sospiri davanti al Signore: e così ebbe il privilegio di venire ascoltata subito dal Signore.

Un esempio simile è quello di Daniele; egli e i tre fanciulli pregavano in tutto segreto; il Signore gli concesse di potersi rendere interprete dd sogno rivelatore del re. Cornelio, il centurione, non era ancora stato istruito dall'annuncio evangelico, eppure - mentre era attento alla preghiera nascosta e piena di fede nel chiuso della sua stanza - meritò di sentire l'angelo santo venuto a parlargli. E che si dovrebbe dire di Giona? Chiuso non in una stanza, ma rinserrato nel ventre di un mostro marino, alzò il suo grido e meritò di venire esaudito, perché non solo fu sentito - pur essendo negli abissi marini, nel ventre dell'immane pesce -, ma poté uscirne sano e salvo.

(Cromazio di Aquileia, Commento al Vangelo di Matteo 27, 1)

 

Escludere tutte le preoccupazioni esterne.

Queste parole sono meglio comprese dal punto di vista spirituale se riferite all'anima. La camera rappresenta il cuore o l'intelligenza più profonda, quella spirituale, così come è stato scritto: Quelle parole pronunciatele nel vostro cuore, e provate compunzione nei vostri giacigli (Sal 4,5). La porta rappresenta il senso esteriore e carnale, attraverso il quale penetrano tutti i beni e i mali nell'anima. Così si esprime la Sapienza, che rappresenta la Chiesa, nel Cantico dei cantici: Ecco il mio diletto che bussa. Aprimi sorella mia, mia amica (Ct 5, 2). Cristo desta il cristiano per tramite delle Scritture divine o facendo nascere nel suo cuore buoni pensieri; colui che li accoglie, apre la porta a Cristo; chi li scaccia, la chiude. Ordina pertanto all'anima di ripiegarsi fin nel punto più intimo della sua mente quando prega, per non pensare a null'altro se non all'oggetto della sua preghiera e a colui cui la rivolge, per chiudere la porta ai sensi carnali lasciando fuori tutti i pensieri e le preoccupazioni legate alla carne.

(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 13)

 

Andarsene a mani vuote

Non vedete che nel palazzo di un re ogni tumulto cessa e ovunque regna il silenzio?

Ebbene, voi entrate ora in una reggia ben più augusta e terribile di quella dei re della terra, nel palazzo del re del cielo: conservate quindi un grande rispetto.

Voi, infatti, venite a far parte del coro degli angeli, entrate in società con gli arcangeli e cantate con i serafini. Tutte queste schiere celesti manifestano un grande ordine e offrono a Dio, re dell'universo, con molto tremore, il loro ineffabile canto e i loro sacri inni. Unitevi a loro quando pregate e imitate il loro mistico contegno, pieno di decoro. Voi non state pregando un uomo: pregate Dio che è ovunque presente, che sente le vostre parole prima ancora che le abbiate pronunciate e che conosce i segreti della vostra mente. Se lo pregherai così, ne riceverai una grande ricompensa: Il Padre tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà. Gesù non dice che ti donerà un premio, ma che ti «ricompenserà». Egli cioè vuole divenire tuo debitore: è un grande onore che ti fa. E siccome egli è invisibile, vuole che anche la tua preghiera sia segreta e invisibile.

(Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 19, 2)

 

Entrare nella camera da letto

È troppo poco entrare nelle camere da letto, se la porta è aperta agli sfacciati, perché attraverso la porta le cose esterne irrompono dentro a frotte e disturbano la nostra interiorità. Ho detto che sono fuori tutte le cose poste nel tempo e nello spazio, le quali attraverso la porta, cioè attraverso il senso esteriore, s'introducono nei nostri pensieri e con la confusione delle varie immaginazioni ci disturbano mentre preghiamo. Si deve quindi chiudere la porta, cioè opporsi al senso esteriore, affinché la preghiera proveniente dallo spirito si levi al Padre perché essa avviene nel profondo del cuore, quando si prega il Padre nel segreto. E il Padre vostro che vede nel segreto vi ricompenserà.

(Agostino, Discorso del Signore sul monte 2, 3, 11)

 

Purificare il proprio cuore.

E l'argomento doveva aver termine con una simile conclusione. Difatti con esso non ci si esorta a pregare ma a come dobbiamo pregare; e precedentemente non affinché facciamo l'elemosina, ma con quale intenzione dobbiamo farla. Difatti ingiunge di purificare il cuore e lo purifica soltanto il solo e schietto anelito alla vita eterna in un unico e puro amore della sapienza.

(Agostino, Discorso del Signore sul monte 2, 3, 11)

 

Evitate l'abbondanza di parole

I pagani credono di ottenere più facilmente quanto vogliono, se ripetono parole su parole; non questo vuole invece da noi il Signore. La nostra orazione non va misurata con la prolissità di parole, ma con la fede del cuore e con le opere della giustizia; egli sa ben ciò che è necessario per noi, lo sa meglio di noi; prima che apriamo la bocca, conosce quanto stiamo per domandargli. Tra una preghiera che non finisce più e una preghiera umile e semplice, v'è un'enorme distanza quanto al valore: basta por mente a due prototipi della preghiera: quella del fariseo e quella del pubblicano, dei quali l'Evangelo porta l'esempio. La prima: piena di vanti e di fronzoli reboanti: Dio la respinge; la seconda: umile, più mormorata che detta, che supplica perdono per i peccati: e Dio l'esaudisce. Il pubblicano viene via dal tempio più amico di Dio dell'altro. Del resto è la realizzazione di ciò che era già scritto: La preghiera dell'uomo umile penetrò nei cieli, cioè arriva sino a Dio che ha sempre ascoltato la supplica di chi prega veramente.

(Cromazio di Aquileia, Commento al Vangelo di Matteo 27, 2)

La loquacità svia dalla preghiera sincera.

Per questo Cristo ordina di pregare con brevità, perché sa che la mente facilmente può essere fuorviata ed è sviata da pensieri e preoccupazioni inutili, soprattutto nel tempo della preghiera. Invita a chiedere a Dio sobriamente e succintamente ciò che ricerca, ma non manifestandogli tutto ciò che vuole. Questo sarebbe infatti il culmine della follia, perché Dio conosce ciò di cui abbiamo bisogno prima della nostra richiesta. La loquacità viene chiamata battologia dal nome di un greco chiamato Batto, autore di inni lunghi, prolissi e pieni di ripetizioni, in onore degli idoli.

La battologia è perciò ben lontana dal bello.

(Cirillo di Alessandria, Frammento 71)

 

Pregare con continuità e semplicità.

Mi sembra che con queste parole Cristo condanni le lunghe preghiere; lunghe, non per la loro durata ma per la moltitudine delle parole, per l'infinità dei discorsi. Si deve, invece, perseverare nel chiedere a Dio le stesse cose. Siate perseveranti nella preghiera (Rm 12, 12), sta scritto. Quando Gesù ci propone l'esempio di quella vedova che piegò, con l'insistenza delle sue preghiere, quel giudice crudele e spietato, oppure quello dell'uomo che andò a trovare il suo amico nel mezzo della notte e lo fece alzare dal letto quando già era addormentato, non tanto per effetto dell'amicizia quanto per la sua insistenza, vuol dare a noi tutti un comando: noi dobbiamo, cioè, supplicarlo continuamente, non offrendogli una preghiera lunga, fatta di mille parole, ma esponendogli semplicemente le nostre necessità. Proprio questo vuol farci capire sottolineando che i pagani credono di essere esauditi in grazia della loro loquacità. E aggiunge: Non siate simili a loro, poiché sa il Padre vostro di che cosa avete bisogno, ancor prima che voi lo preghiate. Voi potreste dirmi: Ma se sa di che cosa abbiamo bisogno, perché dobbiamo pregare? Dobbiamo farlo, non per fargli sapere le nostre-necessità che egli ben conosce, ma per commuoverlo, per acquistare familiarità con lui grazie al rapporto che si stabilisce con le nostre incessanti preghiere; dobbiamo farlo per umiliarci e per ricordarci dei nostri peccati.

(Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 19, 4)

 

Evitare la chiacchiera inopportuna

Alcuni presumono che Dio proibisca l'abbondanza nella preghiera, ma s'ingannano di molto riguardo al vero senso delle parole. Come infatti si spiegherebbe l'invito dell'Apostolo: Pregate incessantemente (Rm 1, 9)? Il Signore non proibisce qui l'abbondanza della preghiera ma l'assurdità della richiesta. Viene infatti definita battologia non la loquacità, nel caso che sia valido ciò che viene detto, ma la chiacchiera inopportuna.

(Origene, Frammento 118)

 

Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno.

I sacerdoti pagani pregano idoli che non possono neppure ascoltare

Rivolgiamo l'attenzione a chi indirizzano la preghiera i pagani: pregano i demoni che, seppure li ascoltano, non sono in grado di esaudirli. Non possono garantire neanche i mali se Dio non glielo abbia accordato. Pregano i re morti, Giove, Mercurio e tutti gli altri i cui misfatti sono più conosciuti dei nomi; costoro anche da vivi non avrebbero potuto venire in loro aiuto. Pregano idoli privi di senso che non possono ascoltarli né dare loro un responso. Gridano a lungo dove non c'è chi li esaudisca. Per questo quando i sacerdoti di Baal invocavano a gran voce i loro dèi perché dessero fuoco ai loro sacrifici, Elia, prendendosi gioco di loro, così diceva: Gridate, gridate più forte; forse i vostri dèi dormono (1 Re 18, 27). Così ora accusa Dio quasi che dorma chi prega molto a lungo. Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Se dunque conosce in anticipo ciò che vogliamo non preghiamo per esporre a Dio ciò che desideriamo ma affinché a lui piaccia di accordarci l’oggetto dei nostri desideri. Dal momento che Dio deve essere placato e non informato, non serve un lungo discorso ma una buona volontà.

(Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 13)

 

Un digiuno visto solo dal Padre

Il pretesto di un servizio a Dio. Nel brano citato si deve soprattutto notare che non soltanto nella magnificenza e sfarzo delle cose sensibili, ma anche nel desolato sudiciume degli abiti vi può essere millanteria, e tanto più dannosa in quanto inganna col pretesto del servizio a Dio. Chi dunque si distingue per una smodata raffinatezza dell'acconciatura e dell'abbigliamento e per la magnificenza delle altre cose è incolpato dalla realtà stessa di essere seguace degli sfarzi del mondo e non inganna nessuno con una illusoria apparenza di santità. Se qualcuno invece, nel presentarsi come cristiano, attira lo sguardo degli uomini con l'inconsueto squallore e con gli abiti sudici, se lo fa volontariamente e non perché costretto dal bisogno, si può arguire dalle altre sue azioni se lo fa nel rifiuto di una superflua raffinatezza o per ambizione, perché il Signore ha comandato di guardarci dai lupi in pelame di pecora. Dai loro frutti - egli dice - li riconoscerete (Mt 7,15-16). Quando incominceranno con determinate tentazioni ad essere tolte o impedite quelle prerogative che con quella copertura hanno conseguito o intendono conseguire, allora è inevitabile che appaia se è un lupo col pelame di pecora o una pecora col suo. Non per questo il cristiano deve attirare lo sguardo con ornamenti superflui, perché anche gli imbroglioni spesso assumono un atteggiamento d'indispensabile riserbo per ingannare gli imprudenti, perché anche le pecore non devono deporre il proprio pelame, se talora se ne coprono i lupi.

Agostino, Discorso del Signore sul monte 2, 12, 41

 

Avere il volto sereno durante il digiuno.

Questo passo dice che il volto sfigurato significa che uno per vanagloria appare pallido come un asceta. Quanto all'ungersi e al lavarsi non debbono essere intesi alla lettera, ma nel senso di avere il volto sereno, in modo da far passare inosservato che si digiuna.

Infatti dell'accusa di cercare la rinomanza bisogna purificarsi come da sozzura dell’anima. Invece bisogna abbellire la mente con l’esercizio delle virtù e con questo rendere mondi gli occhi spirituali del volto e renderli svegli per la contemplazione delle realtà divine.

Dunque con l'indicazione delle facoltà direttrici del corpo si segnala la purezza dell'anima; infatti nel volto vi sono molte delle facoltà sensitive di cui l'intelletto si serve a supporto della scelta del bene o del male, e che il Signore dice di purificare attraverso l'astinenza dai mali e di rendere splendenti con la pratica del bene.

(Teodoro di Eraclea, Frammento 45)

 

Significato simbolico dell'ungersi e del lavarsi.

Nell'unzione del capo va vista la misericordia per cui ungersi il capo vuol dire usare misericordia con il prossimo; la misericordia praticata verso il povero, è esercitata verso il Signore; il capo dell'uomo - se stiamo all' Apostolo - è il Signore (cf. 1 Cor 11, 3); il Signore stesso, difatti, dice: Tutte le volte che avete fatto qualcosa a uno di questi' lo avete fatto a me (Mt 25 ,40). Nel ricambio che il Signore ci rende, noi veniamo come sparsi di olio, un olio, beninteso, celeste, che è la divina ricompensa; è il Signore che ci ricolma della ricompensa: egli ha detto: Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia da Dio (Mt 5, 7). Il santo David conobbe la natura dell'unzione celeste di cui qui si parla; dice: Come unguento sulla testa, unguento che si e/fonde sulla barba (Sal 132, 2). Quando invece dice lavanda del volto, intende spiritualmente la purezza di un corpo purificato e di un'anima sincera. Per cui lavarsi la faccia vuol dire avere il volto del nostro cuore sgombro da qualsiasi macchia di peccato e dalla bruttura del vizio, vuol dire possedere una coscienza pura: così sarà possibile avere entro il nostro cuore veramente la letizia della gioia celeste e la giocondità dello Spirito Santo. E così avviene che, mentre con un simile atto di culto devoto noi digiuniamo per Dio e non per gli uomini, riceveremo la ricompensa dell'eterna retribuzione da Dio, che conosce anche le cose più nascoste.

Aveva detto: Perché non sembriate digiunanti davanti agli uomini: ma davanti al Padre vostro, che è nel segreto; e il Padre vostro che è nel segreto, vi ricompenserà.

Se dunque tu desideri avere sempre il tuo capo splendente per l'olio dello Spirito e puro il volto del cuore, secondo il detto del Signore, insisti con costanza nella pratica delle opere di carità, persevera nella pratica del digiuno; così tornerai gradito al Signore, al quale va la lode e la gloria per i secoli dei secoli.

(Cromazio di Aquileia, Commento al Vangelo di Matteo 29, 3, 1-4)





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