VII DOMENICA DI PASQUA , ANNO-C, Vangelo, Lc 24, 46-53 con i Padri della Chiesa (Ascensione del Signore)
VII DOMENICA DI PASQUA , ANNO-C, Vangelo, Lc 24, 46-53 con i Padri della Chiesa (Ascensione del Signore)
La Parola ai Padri
Lc 24, 44-49 La predicazione della morte e risurrezione del Cristo:
Poi disse: «Sono
queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si
compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei
Salmi». Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse “In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e
risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i
popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di
questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio
ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza
dall’alto”.
Gesù ricorda le sue predizioni
e le profezie dell'Antico Testamento
Una volta che ebbe
placato i loro pensieri con quanto aveva detto loro, con il tocco delle loro
mani e con il cibo, egli aprì allora le loro menti alla comprensione del fatto
che aveva dovuto soffrire, anche sul legno della croce. Il Signore ricorda ai
discepoli quanto aveva detto. Aveva preannunciato loro le sue sofferenze sulla croce,
secondo ciò che i profeti avevano detto molto tempo prima. Apre anche gli occhi
dei loro cuori affinché comprendano le antiche profezie.
(Cirillo di Alessandria, Commento a Luca, PG
72, 950)
La fede di tutti gli eletti è
la stessa
Prima di salire al
cielo il Signore istruì con cura i discepoli sul mistero della sua fede, perché
la predicassero al mondo con maggiore convinzione, avendola appresa dalla bocca
della sua stessa verità e avendo compreso che essa era stata già da lungo tempo
predetta dalla bocca dei profeti.
Quando dopo il
trionfo della risurrezione, apparve ai loro occhi, secondo quanto abbiamo
ascoltato poco fa dalla lettura del Vangelo, disse loro: Queste sono le
parole che vi ho detto quando ero ancora con voi, cioè quando rivestivo
ancora un corpo come il vostro, poiché
era necessario che si adempisse tutto ciò che
su di me era stato scritto nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi. Dice che si sono compiuti in
lui i misteri che Mosè, i profeti e il salmista avevano preannunziato, così che
risulta chiaro che una sola è la Chiesa in tutti i suoi santi, e una la stessa fede
di tutti gli eletti, cioè sia di quelli che
hanno preceduto,
sia di quelli che hanno seguito la sua venuta nella carne, perché come noi ci
salviamo per la fede nella sua incarnazione, passione e risurrezione, che sono
già avvenute, così quelli, che erano
sicurissimi della
futura realizzazione dell'incarnazione, passione e risurrezione, speravano di
essere salvati a opera dell'autore stesso della vita.
(Beda, Omelie
sul Vangelo 2, 15)
Cristo parla della Chiesa
Oggi abbiamo
ascoltato come Cristo Signore mostrò ai suoi discepoli quella sua vera carne in
cui aveva patito e in cui era risuscitato. Lo sentivano mentre parlava, lo vedevano
lì presente, e per di più anche
lo toccavano,
mentr' egli diceva loro: Toccatemi, palpate e guardate: un fantasma non ha
carne ed ossa come vedete che ho io. Essi infatti, nel vederlo, avevano
dubitatò e creduto di vedere un fantasma, non un corpo. Chiunque perciò creda
ancora che la risurrezione del Signore non fu nel corpo, ma solo nello Spirito,
Dio gli perdoni, perché perdonò anche ai suoi Apostoli, purché però non rimanga
incaponito nell’errore e cambi idea, perché anch'essi sentirono e cambiarono
idea. E quale non fu la sua degnazione che, mentre si faceva vedere ad essi
presente nel corpo, li confermava anche sulla verità della Sacra Scrittura! Sono
queste, disse, le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi. Come?
In quello stesso momento non era forse con loro e non parlava con loro? Perché
dunque: Quando ero ancora con voi? Senza dubbio, quando ero con voi
ancora mortale, come siete voi. Sono queste le parole che vi dicevo, che
bisognava che si adempissero tutte le cose scritte su di' me nella Legge di Mosè,
nei Profeti e nei Salmi. Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle
Scritture.
Ed è lui che
ancora oggi apre a noi le Scritture della vita, lui che è morto per noi.
(Agostino, Discorsi
2291, 1)
L'ordine necessario
Con quale maggiore
efficacia sarebbero stati indotti a sopportare ogni avversità per la loro
salvezza, se non apprendendo che il loro Creatore aveva sopportato dagli empi
ogni genere di insulti e addirittura la morte per la loro salvezza?
In quale modo più
conveniente avrebbero accolto la speranza della risurrezione, se non ricordando
di essere stati purificati e santificati dai suoi sacramenti e riuniti al corpo
di lui che, affrontata la morte per loro, aveva subito dato l'esempio della risurrezione
dai morti? Era necessario che Cristo patisse e risorgesse dai morti il terzo
giorno e che fossero predicate nel nome di lui la penitenza e la remissione dei
peccati a tutte le genti, perché l'economia della
salvezza esigeva che per la redenzione del mondo prima fosse sparso il sangue di
Cristo e, in virtù della sua risurrezione e ascensione, fosse aperta agli
uomini la porta del regno celeste; allora finalmente sarebbero stati inviati
nel mondo i missionari a predicare a tutte le genti la parola di vita e ad
amministrare i sacramenti della fede, grazie ai quali gli uomini avrebbero
potuto salvarsi e raggiungere le gioie della patria celeste con l'aiuto del
mediatore tra Dio e gli uomini l'uomo Gesù Cristo (cf. 1 Tm 2, 5), che
vive e regna nei secoli dei secoli.
(Beda, Omelie
sul Vangelo 2, 9)
La proclamazione inizia alla
Pentecoste
Poiché infatti il
Signore non solo versava il sangue, ma si serviva anche della sua stessa morte
per farne medicina; risuscitò per far intendere chiaramente l'esempio della
risurrezione. Soffrì la passione
con la sua
pazienza per dare un insegnamento alla nostra pazienza; e nella risurrezione
indicò la ricompensa della pazienza. Così pure, come sapete e come riconosciamo
tutti, salì al cielo, quindi fu inviato da lui lo Spirito Santo già promesso.
Aveva detto
infatti ai suoi discepoli: Restate in città finché non siate rivestiti di potenza
dall'alto. Ecco dunque anche la sua promessa, venne lo Spirito Santo,
ricolmò i discepoli e cominciarono a parlare nelle lingue di tutti i popoli; si
mostrava in loro il segno dell'unità. Parlava allora un solo uomo in tutte le
lingue, perché l'unità della Chiesa avrebbe parlato tutte le lingue.
(Agostino, Discorsi
175, 3, 3)
La predicazione del pentimento
e del perdono ha inizio in Gerusalemme
Giustamente poi la
predicazione della penitenza e della remissione dei peccati in virtù della
confessione del nome di Cristo comincia da Gerusalemme.
Così infatti dove
si è avvenuta la magnificenza della sua dottrina e delle sue virtù, dove il
trionfo della passione, dove le gioie perfette della risurrezione e dell'ascensione,
là è spuntata la prima radice di quella fede e là è stato piantato il primo germoglio
della Chiesa nascente, come di una grande vigna che, moltiplicandosi il seme
della parola, ha disteso in tutta l'ampiezza del mondo i virgulti della sua dottrina,
realizzando il vaticinio di Isaia: da Sion uscirà la Legge e la parola del
Signore da Gerusalemme, e giudicherà le genti e convincerà di colpa molti
popolt" (Is 2, 3-4).
Giustamente il
messaggio della penitenza e della remissione dei peccati, che sarebbe stato
predicato a genti idolatre e macchiate di molte scelleratezze, prende inizio da
Gerusalemme: in questo modo nessuno in seguito, pur atterrito dalla grandezza
dei propri delitti, avrebbe dubitato di ottenere il perdono a seguito di degni
frutti di penitenza (cf. Mt 3,. 8; Le 3, 8), dal momento che il
perdono era stato accordato perfino a Gerusalemme, che aveva bestemmiato e
crocifisso il Figlio di Dio.
(Beda, Omelie
sul Vangelo 2, 15)
Gesù dà loro lo Spirito Santo
Il Salvatore promette ai discepoli la discesa
dello Spirito Santo, che Dio ha annunciato un tempo attraverso Gioele (cf. Gl
2, 28). Promette inoltre la potenza dall'alto, così che essi possano essere
forti, invincibili e, privi di paura, possano predicare ovunque al popolo il
mistero divino. Dice loro che essi hanno ricevuto lo Spirito dopo la
risurrezione: Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20, 22). Aggiunge: Aspettate
la promessa del Padre, che avete udito da me, dal momento che Giovanni ha battezzato
con acqua, ma fra alcuni giorni voi sarete battezzati con lo Spirito Santo (At 1,
4-5). Questo battesimo non avverrà più nell'acqua, perché essi l’hanno già
ricevuto, ma avverrà nello Spirito Santo. Egli non aggiunge acqua all'acqua, ma
completa ciò che era mancante con l’aggiungergli ciò di cui che era privo.
(Cirillo cli
Alessandria, Commento a Luca, PG 72, 950)
Lo Spirito Santo darà loro
potere
Voi siete testimoni di questi fatti. E io invio
a voi la promessa del Padre mio.
Chiama promessa
del Padre la grazia dello Spirito Santo. [...] Al preannuncio di tale attesa
allude anche qui quando dice: Ma voi rimanete in città finché sarete
rivestiti di potenza dall’alto. Promette la potenza che sarebbe venuta dall'alto
perché pur avendo avuto già prima lo Spirito Santo, tutttavia lo ricevettero
con maggiore pienezza quando il Signore salì al cielo.
Infatti anche
prima della passione essi con la potenza dello Spirito Santo cacciavano molti
demoni, risanavano molti malati, predicavano a quanti potevano le parole di
vita (cf. Mt 10, 1; Mc 3, 7.15; Lc 9, 1-
2.6), e quando
egli era risorto dai morti erano stati vivificati in modo ancora più speciale
dalla grazia del suo Spirito, quando, come scrive Giovanni: Alitò sopra di loro
dicendo: «Ricevete lo Spirito Santo; quelli ai quali avrete rimesso i peccati:
saranno loro rimessi» (Gv 20, 22-23). Ma furono rivestiti dall'alto di
maggiore potenza dello Spirito quando, dieci giorni dopo l'assunzione del
Signore, lo ricevettero in
lingue di fuoco
(cf. At 2, 2-3) e grazie a lui furono tanto infiammati di fiducia nella loro
forza, che nessun timore di principi impedì loro di parlare a tutti nel nome di
Gesù (cf. At 4, 18-21).
(Beda, Omelie
sul Vangelo 2, 15)
Rivestiti di forza dall'alto
Ascolta ancora.
Cristo ascende in cielo, viene sottratto alla vista dei discepoli.
Li rende
osservatori e ne fa dei testimoni. […] Lo videro con assoluta certezza,
lo toccarono proprio, lo palparono; confermarono la loro fede sia guardandolo
che toccandolo; lo accompagnarono con lo sguardo mentre veniva portato in
cielo; ascoltarono attentamente, come si ascolta unaa testimonianza, la voce
dell’angelo che preannunziava il ritorno futuro di Cristo.
Tuttavia, pur
avendo vissuto in prima persona tutti questi avvenimenti, il solo fatto di
vederlo o l'aver potuto solo toccare con mano le membra del Signore non era
sufficiente per diventare testimoni di Cristo e per essere pronti a sopportare
con fortezza ogni avversità per la predicazione della verità e a combattere
fino al sangue contro la menzogna. Chi ha dato loro l'aiuto per fare tali cose?
Ascolta il Signore: Voi rimanete in città fino a quando non sarete rivestiti
di forza dall’alto. Mi avete visto e mi avete toccato; ma ancora non avete
la forza di predicare e di morire in testiffionianza di ciò che avete visto e toccato,
fino a che non sarete rivestiti di forza dall'alto. Or vadano pure gli
uomini e se sono capaci di fare qualcosa l'attribuiscano pure alle proprie
forze. Pietro c'era ma ancora non era stato confermato come roccia; non era
stato ancora rivestito di forza dall'alto: poiché nessuno può ricevere se
non ciò che gli fu dato dal cielo (Gv 3, 27).
(Agostino, Discorsi
265D, 6)
Lc 24, 50-53 L’ascensione e l’adorazione
gioiosa nel tempio:
“Poi li condusse
fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si
staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a
lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio
lodando Dio”.
A Betania Gesù dà loro la sua
benedizione
Li portò fuori verso Betania e alzate le mani
li benedisse. Il nostro
Redentore è apparso nella carne per togliere i peccati, portare via la pena
della prima maledizione, donare ai credenti l'eredità dell'eterna benedizione:
perciò concluse giustamente la sua opera nel mondo con parole di benedizione,
dimostrando di essere colui del quale era stato detto: Darà la benedizione colui
che ha dato la Legge (Sal 83, 8 -Vulgata). E ben a ragione condusse a
Betania, che significa casa dell'obbedienza, quelli che avrebbe benedetto, perché
il disprezzo e la superbia meritano la maledizione, l'obbedienza la
benedizione.
Perciò anche il
Signore, per restituire al mondo la grazia della benedizione che aveva perduto,
si fece obbediente al Padre fino alla morte (cf. Fil 2,8), e nella
Chiesa la benedizione della vita celeste viene concessa solo a quelli che si
adoperano di obbedire ai precetti.
(Beda, Omelie
sul Vangelo 2, 15)
Cristo ascende dal Monte degli
Ulivi
Non dobbiamo
neppure trascurare il fatto che Betania era situata sul fianco del Monte degli
Ulivi. Come Betania significa la Chiesa che obbedisce ai comandi del Signore,
così il Monte degli Ulivi adeguatamente significa la persona del nostro Redentore
che, apparendo nella carne, ha superato per altezza di dignità e grazia spirituale
tutti i santi che sono solo uomini; onde a lui canta il salmo: Dio, il tuo Dio
ti ha unto con l'olio di esultanza al di sopra dei tuoi compagni (Sal 45,
7). Ed egli, come conferma anche la lettura odierna del Vangelo, promise ai
suoi compagni, cioè ai fedeli, il dono della santa unzione e poco tempo dopo,
come sappiamo, inviò ciò che aveva promesso (cf. At 2, 2-4). Se poi
volete ascoltare come la casa dell'obbedienza cioè la santa Chiesa sia costruita
sul fianco del Monte degli Ulivi, leggiamo il Vangelo di Giovanni, dove è detto
che, conclusa la passione sulla croce, un soldato gli aprì il fianco con la lancia
e subito uscirono sangue e acqua (Gv 19, 34). Questi sono i
sacramenti con i quali la Chiesa nasce e si nutre in Cristo: l'acqua del
battesimo, con la quale viene purificata dai peccati, e il sangue del calice del
Signore, dal quale è confermata nei carismi. Dato poi che la Chiesa, per
potersi perfezionare, è anche segnata, nel giorno della redenzione,
dall'unzione dello Spirito Santo, giustamente è chiamato
Monte degli Ulivi
il monte sul cui lato è situata la città santa, nella quale viene data la
grazia della benedizione.
(Beda, Omelie
sul Vangelo 2, 15)
La creazione di una nuova
strada per noi
Dopo averli
benedetti ed essere andato un poco avanti, egli fu portato nell'alto dei cieli
così da poter condividere il trono del Padre anche con la carne che era a lui
unita. Il Verbo ha fatto questa nuova strada per noi quando è apparso in forma
umana. In seguito, nel tempo stabilito, ritornerà nella gloria del suo Padre con
gli angeli e ci porterà con sé. Glorifichiamo il Verbo in quanto, pur essendo Dio,
si è fatto uomo per il nostro bene.
Ha sofferto di sua
volontà nella carne, è risorto dai morti e ha annientatola corruzione. È stato
assunto, e ritornerà nella grande gloria per giudicare i vivi e i morti, per
dare a ciascuno secondo le sue proprie azioni.
(Cirillo di
Alessandria, Commento a Luca, PG 72, 950)
Gesù ascende dopo aver
benedetto i suoi discepoli
E mentre li benediceva si allontanò da loro e
salì al cielo. Si noti che il
Signore salì al cielo dopo aver benedetto i discepoli, e insieme si rammenti
che, come leggiamo negli Atti, a quelli che assistevano alla sua ascensione
apparvero gli angeli e dissero: Così verrà, come avete visto che è salito al
cielo (At 1, 11). Dato perciò che il Signore discenderà per giudicare, rivestito
della sua stessa forma e sostanza
di carne, come è
salito in cielo, bisogna che noi con tutto l'impegno ci adoperiamo, perché
colui, che se n'è andato benedicendo gli apostoli, al suo ritorno ci renda degni
della sua benedizione e ci collochi a destra insieme con quelli ai quali dirà: Venite
benedetti del Padre mio, ricevete il regno (Lc 24, 39).
(Beda, Omelie sul
Vangelo 2, 15)
Gesù ascende al cielo con il
suo corpo, fatto di natura divina e umana
Avete ascoltato or
ora le parole del Vangelo che son risuonate ai vostri orecchi.
Alzando le mani li benedisse, e accadde che
mentre li benediceva, si distaccò da loro e veniva portato in cielo. Chi veniva porfato in cielo?
Cristo Signore. Quale Cristo Signore? Il Signore Gesù. Perché infatti vuoi
separare l'uomo da Dio e costituire in lui una duplice persona: una quella
di Dio e un'altra quella dell'uomo? Ne otterresti che non c'è più una Trinità ma
una quaternità. Come tu, uomo, sei anima e corpo, così Cristo Signore è Verbo, anima
e corpo. Come Verbo non si allontanò mai dal Padre; venne fra noi ma non
abbandonò il Padre; prese un corpo nel seno della Madre, ma continuò a reggere
l'universo. Cosa dunque s'innalzò in cielo se non ciò che aveva preso dalla
terra?
S'innalzò quella
carne, quel corpo parlando del quale diceva ai discepoli: Toccatemi e
riflettete che lo spirito non ha né ossa né carne come invece vedete che io ho
(Lc 24, 39).
Crediamo a questa
verità, fratelli! E, se anche ci rimane difficile trovare la soluzione degli
argomenti dei filosofi, riteniamo senza vacillare nella fede quanto è avvenuto
nel Signore. Ciarlino pure i sapienti, noi conserviamo la fede.
(Agostino, Discorsi
242, 4, 6)
La gioia di entrare nei cieli
attraverso la carne di Gesù
Carissimi, in
tutto questo tempo passato tra la risurrezione del Signore e la sua ascensione,
la provvidenza di Dio pensò a questo, insegnò questo e insinuò questo nei loro
occhi e nei loro cuori, affinché riconoscessero il Signore Gesù Cristo quale veramente
risorto, lui che era veramente nato, aveva veramente sofferto e veramente era
morto. E i santi apostoli e tutti i discepoli, che erano stati spaventati dalla
sua morte sulla croce ed erano divenuti dubbiosi nella fede della sua
risurrezione, furono così rafforzati dalla manifesta realtà che, quando Dio salì
nelle altezze del cielo, non solo non furono afflitti da tristezza, ma furono
pieni di grande gioia.
C'era certo motivo
di grande e indescrivibile gioia quando, al cospetto delle moltitudini celesti,
la natura del nostro genere umano ascese al di sopra della dignità di tutte le
creature celesti. Essa passò oltre gli ordini degli angeli ed era destinata ad
essere elevata oltre le altezze
degli arcangeli.
Nella sua ascensione, il nostro genere umano non si è fermato a nessun'altra
altezza se non quando questa medesima natura è stata ricevuta alla presenza del
Padre eterno. La nostra natura umana, unita alla divinità del Figlio, era sul
trono della sua gloria.
Poiché dunque
l'ascensione del Cristo è la nostra elevazione, anche la speranza per il corpo
è sollecitata lì dove la nostra guida ci ha preceduti. Esultiamo, carissimi, con
degna gioia e rallegriamoci con una pia azione di ringraziamento. Oggi non solo
siamo stati costituiti come possessori del Paradiso, ma abbiamo anche penetrato
le altezze dei cieli in Cristo. Per mezzo della ineffabile grazia di Cristo
abbiamo ottenuto beni maggiori di quelli che avevamo perso per l'odio del
diavolo. Infatti, il Figlio di Dio, dopo averli incorporati a sé, ha collocato
coloro che il violento nemico aveva scacciato via dalla gioia della prima abitazione
alla destra del Padre, con cui vive e regna in unità con lo Spirito Santo per tutti
i secoli dei secoli. Amen.
(Leone Magno, Sermone
73, 4)
Sempre nel tempio
Quelli adoratolo
ritornarono a Gerusalemme con grande gioia ed erano sempre nel tempio a
lodare e benedire Dio. Sempre ma specialmente a proposito di questo passo,
fratelli carissimi, ci dobbiamo ricordare delle parole del Signore, con le quali
per glorificare, come abbiamo sopra ricordato, i discepoli disse: Beati gli
occhi che vedono ciò che voi vedete (Lc 10, 23). Chi può dire o
pensare degnamente con quanta compunzione essi abbiano volto a terra gli occhi
con i quali avevano visto tornare al soglio della gloria paterna, vinta
la mortalità che aveva assunto, colui che adoravano come re del cielo; chi può
dire quanto dolci lacrime, ferventi di speranza e di gioia, essi abbiano sparso
per l'ingresso nella patria celeste, al quale vedevano che il loro Dio e
Signore innalzava una parte della sua natura.
Rianimati dunque
da tale spettacolo, dopo aver prestato adorazione nel posto dove si erano
fermati i suoi piedi (cf. Sal 131, 7 - Vulgata), dopo aver bagnato di molte
lacrime le ultime orme che aveva lasciato, ritornarono subito a Gerusalemme, dove
era stato loro comandato di aspettare la venuta dello Spirito Santo.
(Beda, Omelie sul Vangelo 2, 15)
Dall'ascensione di Gesù alla
Pentecoste
Cristo dopo
quaranta giorni (dalla sua risurrezione) ascese al cielo ed ecco oggi, con la
discesa dello Spirito Santo, vengono riempiti (di grazia) tutti coloro che
erano presenti e si mettono a parlare nelle lingue di tutti i popoli. Anche
attraverso le varie lingue di tutti i popoli viene raccomandata l'unità. Viene
raccomandata dal Signore nella risurrezione, viene raccomandata da Cristo
nell'ascensione; oggi viene confermata dalla discesa dello Spirito Santo.
(Agostino, Discorsi
268, 4)
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