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VII DOMENICA DI PASQUA , ANNO-C, Vangelo, Lc 24, 46-53 con i Padri della Chiesa (Ascensione del Signore)

 

VII DOMENICA DI PASQUA , ANNO-C, Vangelo, Lc 24, 46-53 con i Padri della Chiesa (Ascensione del Signore) 


+Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Andate e fate discepoli tutti i popoli, dice il Signore.
Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo. (Mt 28,19a.20b)

Alleluia.

+Vangelo+ Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo.



Dal +Vangelo secondo Luca
Lc 24,46-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.




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La Parola ai Padri

Lc 24, 44-49 La predicazione della morte e risurrezione del Cristo:

Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto”.

 

Gesù ricorda le sue predizioni e le profezie dell'Antico Testamento

Una volta che ebbe placato i loro pensieri con quanto aveva detto loro, con il tocco delle loro mani e con il cibo, egli aprì allora le loro menti alla comprensione del fatto che aveva dovuto soffrire, anche sul legno della croce. Il Signore ricorda ai discepoli quanto aveva detto. Aveva preannunciato loro le sue sofferenze sulla croce, secondo ciò che i profeti avevano detto molto tempo prima. Apre anche gli occhi dei loro cuori affinché comprendano le antiche profezie.

 (Cirillo di Alessandria, Commento a Luca, PG 72, 950)

 

La fede di tutti gli eletti è la stessa

Prima di salire al cielo il Signore istruì con cura i discepoli sul mistero della sua fede, perché la predicassero al mondo con maggiore convinzione, avendola appresa dalla bocca della sua stessa verità e avendo compreso che essa era stata già da lungo tempo predetta dalla bocca dei profeti.

Quando dopo il trionfo della risurrezione, apparve ai loro occhi, secondo quanto abbiamo ascoltato poco fa dalla lettura del Vangelo, disse loro: Queste sono le parole che vi ho detto quando ero ancora con voi, cioè quando rivestivo ancora un corpo come il vostro, poiché

era necessario che si adempisse tutto ciò che su di me era stato scritto nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi. Dice che si sono compiuti in lui i misteri che Mosè, i profeti e il salmista avevano preannunziato, così che risulta chiaro che una sola è la Chiesa in tutti i suoi santi, e una la stessa fede di tutti gli eletti, cioè sia di quelli che

hanno preceduto, sia di quelli che hanno seguito la sua venuta nella carne, perché come noi ci salviamo per la fede nella sua incarnazione, passione e risurrezione, che sono già avvenute, così quelli, che erano

sicurissimi della futura realizzazione dell'incarnazione, passione e risurrezione, speravano di essere salvati a opera dell'autore stesso della vita.

(Beda, Omelie sul Vangelo 2, 15)

 

Cristo parla della Chiesa

Oggi abbiamo ascoltato come Cristo Signore mostrò ai suoi discepoli quella sua vera carne in cui aveva patito e in cui era risuscitato. Lo sentivano mentre parlava, lo vedevano lì presente, e per di più anche

lo toccavano, mentr' egli diceva loro: Toccatemi, palpate e guardate: un fantasma non ha carne ed ossa come vedete che ho io. Essi infatti, nel vederlo, avevano dubitatò e creduto di vedere un fantasma, non un corpo. Chiunque perciò creda ancora che la risurrezione del Signore non fu nel corpo, ma solo nello Spirito, Dio gli perdoni, perché perdonò anche ai suoi Apostoli, purché però non rimanga incaponito nell’errore e cambi idea, perché anch'essi sentirono e cambiarono idea. E quale non fu la sua degnazione che, mentre si faceva vedere ad essi presente nel corpo, li confermava anche sulla verità della Sacra Scrittura! Sono queste, disse, le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi. Come? In quello stesso momento non era forse con loro e non parlava con loro? Perché dunque: Quando ero ancora con voi? Senza dubbio, quando ero con voi ancora mortale, come siete voi. Sono queste le parole che vi dicevo, che bisognava che si adempissero tutte le cose scritte su di' me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi. Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture.

Ed è lui che ancora oggi apre a noi le Scritture della vita, lui che è morto per noi.

(Agostino, Discorsi 2291, 1)

 

L'ordine necessario

Con quale maggiore efficacia sarebbero stati indotti a sopportare ogni avversità per la loro salvezza, se non apprendendo che il loro Creatore aveva sopportato dagli empi ogni genere di insulti e addirittura la morte per la loro salvezza?

In quale modo più conveniente avrebbero accolto la speranza della risurrezione, se non ricordando di essere stati purificati e santificati dai suoi sacramenti e riuniti al corpo di lui che, affrontata la morte per loro, aveva subito dato l'esempio della risurrezione dai morti? Era necessario che Cristo patisse e risorgesse dai morti il terzo giorno e che fossero predicate nel nome di lui la penitenza e la remissione dei

peccati a tutte le genti, perché l'economia della salvezza esigeva che per la redenzione del mondo prima fosse sparso il sangue di Cristo e, in virtù della sua risurrezione e ascensione, fosse aperta agli uomini la porta del regno celeste; allora finalmente sarebbero stati inviati nel mondo i missionari a predicare a tutte le genti la parola di vita e ad amministrare i sacramenti della fede, grazie ai quali gli uomini avrebbero potuto salvarsi e raggiungere le gioie della patria celeste con l'aiuto del mediatore tra Dio e gli uomini l'uomo Gesù Cristo (cf. 1 Tm 2, 5), che vive e regna nei secoli dei secoli.

(Beda, Omelie sul Vangelo 2, 9)

 

La proclamazione inizia alla Pentecoste

Poiché infatti il Signore non solo versava il sangue, ma si serviva anche della sua stessa morte per farne medicina; risuscitò per far intendere chiaramente l'esempio della risurrezione. Soffrì la passione

con la sua pazienza per dare un insegnamento alla nostra pazienza; e nella risurrezione indicò la ricompensa della pazienza. Così pure, come sapete e come riconosciamo tutti, salì al cielo, quindi fu inviato da lui lo Spirito Santo già promesso.

Aveva detto infatti ai suoi discepoli: Restate in città finché non siate rivestiti di potenza dall'alto. Ecco dunque anche la sua promessa, venne lo Spirito Santo, ricolmò i discepoli e cominciarono a parlare nelle lingue di tutti i popoli; si mostrava in loro il segno dell'unità. Parlava allora un solo uomo in tutte le lingue, perché l'unità della Chiesa avrebbe parlato tutte le lingue.

(Agostino, Discorsi 175, 3, 3)

 

La predicazione del pentimento e del perdono ha inizio in Gerusalemme

Giustamente poi la predicazione della penitenza e della remissione dei peccati in virtù della confessione del nome di Cristo comincia da Gerusalemme.

Così infatti dove si è avvenuta la magnificenza della sua dottrina e delle sue virtù, dove il trionfo della passione, dove le gioie perfette della risurrezione e dell'ascensione, là è spuntata la prima radice di quella fede e là è stato piantato il primo germoglio della Chiesa nascente, come di una grande vigna che, moltiplicandosi il seme della parola, ha disteso in tutta l'ampiezza del mondo i virgulti della sua dottrina, realizzando il vaticinio di Isaia: da Sion uscirà la Legge e la parola del Signore da Gerusalemme, e giudicherà le genti e convincerà di colpa molti popolt" (Is 2, 3-4).

Giustamente il messaggio della penitenza e della remissione dei peccati, che sarebbe stato predicato a genti idolatre e macchiate di molte scelleratezze, prende inizio da Gerusalemme: in questo modo nessuno in seguito, pur atterrito dalla grandezza dei propri delitti, avrebbe dubitato di ottenere il perdono a seguito di degni frutti di penitenza (cf. Mt 3,. 8; Le 3, 8), dal momento che il perdono era stato accordato perfino a Gerusalemme, che aveva bestemmiato e crocifisso il Figlio di Dio.

(Beda, Omelie sul Vangelo 2, 15)

 

Gesù dà loro lo Spirito Santo

 Il Salvatore promette ai discepoli la discesa dello Spirito Santo, che Dio ha annunciato un tempo attraverso Gioele (cf. Gl 2, 28). Promette inoltre la potenza dall'alto, così che essi possano essere forti, invincibili e, privi di paura, possano predicare ovunque al popolo il mistero divino. Dice loro che essi hanno ricevuto lo Spirito dopo la risurrezione: Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20, 22). Aggiunge: Aspettate la promessa del Padre, che avete udito da me, dal momento che Giovanni ha battezzato con acqua, ma fra alcuni giorni voi sarete battezzati con lo Spirito Santo (At 1, 4-5). Questo battesimo non avverrà più nell'acqua, perché essi l’hanno già ricevuto, ma avverrà nello Spirito Santo. Egli non aggiunge acqua all'acqua, ma completa ciò che era mancante con l’aggiungergli ciò di cui che era privo.

(Cirillo cli Alessandria, Commento a Luca, PG 72, 950)

 

Lo Spirito Santo darà loro potere

Voi siete testimoni di questi fatti. E io invio a voi la promessa del Padre mio.

Chiama promessa del Padre la grazia dello Spirito Santo. [...] Al preannuncio di tale attesa allude anche qui quando dice: Ma voi rimanete in città finché sarete rivestiti di potenza dall’alto. Promette la potenza che sarebbe venuta dall'alto perché pur avendo avuto già prima lo Spirito Santo, tutttavia lo ricevettero con maggiore pienezza quando il Signore salì al cielo.

Infatti anche prima della passione essi con la potenza dello Spirito Santo cacciavano molti demoni, risanavano molti malati, predicavano a quanti potevano le parole di vita (cf. Mt 10, 1; Mc 3, 7.15; Lc 9, 1-

2.6), e quando egli era risorto dai morti erano stati vivificati in modo ancora più speciale dalla grazia del suo Spirito, quando, come scrive Giovanni: Alitò sopra di loro dicendo: «Ricevete lo Spirito Santo; quelli ai quali avrete rimesso i peccati: saranno loro rimessi» (Gv 20, 22-23). Ma furono rivestiti dall'alto di maggiore potenza dello Spirito quando, dieci giorni dopo l'assunzione del Signore, lo ricevettero in

lingue di fuoco (cf. At 2, 2-3) e grazie a lui furono tanto infiammati di fiducia nella loro forza, che nessun timore di principi impedì loro di parlare a tutti nel nome di Gesù (cf. At 4, 18-21).

(Beda, Omelie sul Vangelo 2, 15)

 

Rivestiti di forza dall'alto

Ascolta ancora. Cristo ascende in cielo, viene sottratto alla vista dei discepoli.

Li rende osservatori e ne fa dei testimoni. […] Lo videro con assoluta certezza, lo toccarono proprio, lo palparono; confermarono la loro fede sia guardandolo che toccandolo; lo accompagnarono con lo sguardo mentre veniva portato in cielo; ascoltarono attentamente, come si ascolta unaa testimonianza, la voce dell’angelo che preannunziava il ritorno futuro di Cristo.

Tuttavia, pur avendo vissuto in prima persona tutti questi avvenimenti, il solo fatto di vederlo o l'aver potuto solo toccare con mano le membra del Signore non era sufficiente per diventare testimoni di Cristo e per essere pronti a sopportare con fortezza ogni avversità per la predicazione della verità e a combattere fino al sangue contro la menzogna. Chi ha dato loro l'aiuto per fare tali cose? Ascolta il Signore: Voi rimanete in città fino a quando non sarete rivestiti di forza dall’alto. Mi avete visto e mi avete toccato; ma ancora non avete la forza di predicare e di morire in testiffionianza di ciò che avete visto e toccato, fino a che non sarete rivestiti di forza dall'alto. Or vadano pure gli uomini e se sono capaci di fare qualcosa l'attribuiscano pure alle proprie forze. Pietro c'era ma ancora non era stato confermato come roccia; non era stato ancora rivestito di forza dall'alto: poiché nessuno può ricevere se non ciò che gli fu dato dal cielo (Gv 3, 27).

(Agostino, Discorsi 265D, 6)

 

 

Lc 24, 50-53 L’ascensione e l’adorazione gioiosa nel tempio:

“Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio”.

 

A Betania Gesù dà loro la sua benedizione

Li portò fuori verso Betania e alzate le mani li benedisse. Il nostro Redentore è apparso nella carne per togliere i peccati, portare via la pena della prima maledizione, donare ai credenti l'eredità dell'eterna benedizione: perciò concluse giustamente la sua opera nel mondo con parole di benedizione, dimostrando di essere colui del quale era stato detto: Darà la benedizione colui che ha dato la Legge (Sal 83, 8 -Vulgata). E ben a ragione condusse a Betania, che significa casa dell'obbedienza, quelli che avrebbe benedetto, perché il disprezzo e la superbia meritano la maledizione, l'obbedienza la benedizione.

Perciò anche il Signore, per restituire al mondo la grazia della benedizione che aveva perduto, si fece obbediente al Padre fino alla morte (cf. Fil 2,8), e nella Chiesa la benedizione della vita celeste viene concessa solo a quelli che si adoperano di obbedire ai precetti.

(Beda, Omelie sul Vangelo 2, 15)

 

Cristo ascende dal Monte degli Ulivi

Non dobbiamo neppure trascurare il fatto che Betania era situata sul fianco del Monte degli Ulivi. Come Betania significa la Chiesa che obbedisce ai comandi del Signore, così il Monte degli Ulivi adeguatamente significa la persona del nostro Redentore che, apparendo nella carne, ha superato per altezza di dignità e grazia spirituale tutti i santi che sono solo uomini; onde a lui canta il salmo: Dio, il tuo Dio ti ha unto con l'olio di esultanza al di sopra dei tuoi compagni (Sal 45, 7). Ed egli, come conferma anche la lettura odierna del Vangelo, promise ai suoi compagni, cioè ai fedeli, il dono della santa unzione e poco tempo dopo, come sappiamo, inviò ciò che aveva promesso (cf. At 2, 2-4). Se poi volete ascoltare come la casa dell'obbedienza cioè la santa Chiesa sia costruita sul fianco del Monte degli Ulivi, leggiamo il Vangelo di Giovanni, dove è detto che, conclusa la passione sulla croce, un soldato gli aprì il fianco con la lancia e subito uscirono sangue e acqua (Gv 19, 34). Questi sono i sacramenti con i quali la Chiesa nasce e si nutre in Cristo: l'acqua del battesimo, con la quale viene purificata dai peccati, e il sangue del calice del Signore, dal quale è confermata nei carismi. Dato poi che la Chiesa, per potersi perfezionare, è anche segnata, nel giorno della redenzione, dall'unzione dello Spirito Santo, giustamente è chiamato

Monte degli Ulivi il monte sul cui lato è situata la città santa, nella quale viene data la grazia della benedizione.

(Beda, Omelie sul Vangelo 2, 15)

 

La creazione di una nuova strada per noi

Dopo averli benedetti ed essere andato un poco avanti, egli fu portato nell'alto dei cieli così da poter condividere il trono del Padre anche con la carne che era a lui unita. Il Verbo ha fatto questa nuova strada per noi quando è apparso in forma umana. In seguito, nel tempo stabilito, ritornerà nella gloria del suo Padre con gli angeli e ci porterà con sé. Glorifichiamo il Verbo in quanto, pur essendo Dio, si è fatto uomo per il nostro bene.

Ha sofferto di sua volontà nella carne, è risorto dai morti e ha annientatola corruzione. È stato assunto, e ritornerà nella grande gloria per giudicare i vivi e i morti, per dare a ciascuno secondo le sue proprie azioni.

(Cirillo di Alessandria, Commento a Luca, PG 72, 950)

 

Gesù ascende dopo aver benedetto i suoi discepoli

E mentre li benediceva si allontanò da loro e salì al cielo. Si noti che il Signore salì al cielo dopo aver benedetto i discepoli, e insieme si rammenti che, come leggiamo negli Atti, a quelli che assistevano alla sua ascensione apparvero gli angeli e dissero: Così verrà, come avete visto che è salito al cielo (At 1, 11). Dato perciò che il Signore discenderà per giudicare, rivestito della sua stessa forma e sostanza

di carne, come è salito in cielo, bisogna che noi con tutto l'impegno ci adoperiamo, perché colui, che se n'è andato benedicendo gli apostoli, al suo ritorno ci renda degni della sua benedizione e ci collochi a destra insieme con quelli ai quali dirà: Venite benedetti del Padre mio, ricevete il regno (Lc 24, 39).

(Beda, Omelie sul Vangelo 2, 15)

 

Gesù ascende al cielo con il suo corpo, fatto di natura divina e umana

Avete ascoltato or ora le parole del Vangelo che son risuonate ai vostri orecchi.

Alzando le mani li benedisse, e accadde che mentre li benediceva, si distaccò da loro e veniva portato in cielo. Chi veniva porfato in cielo? Cristo Signore. Quale Cristo Signore? Il Signore Gesù. Perché infatti vuoi separare l'uomo da Dio e costituire in lui una duplice persona: una quella di Dio e un'altra quella dell'uomo? Ne otterresti che non c'è più una Trinità ma una quaternità. Come tu, uomo, sei anima e corpo, così Cristo Signore è Verbo, anima e corpo. Come Verbo non si allontanò mai dal Padre; venne fra noi ma non abbandonò il Padre; prese un corpo nel seno della Madre, ma continuò a reggere l'universo. Cosa dunque s'innalzò in cielo se non ciò che aveva preso dalla terra?

S'innalzò quella carne, quel corpo parlando del quale diceva ai discepoli: Toccatemi e riflettete che lo spirito non ha né ossa né carne come invece vedete che io ho (Lc 24, 39).

Crediamo a questa verità, fratelli! E, se anche ci rimane difficile trovare la soluzione degli argomenti dei filosofi, riteniamo senza vacillare nella fede quanto è avvenuto nel Signore. Ciarlino pure i sapienti, noi conserviamo la fede.

(Agostino, Discorsi 242, 4, 6)

 

La gioia di entrare nei cieli attraverso la carne di Gesù

Carissimi, in tutto questo tempo passato tra la risurrezione del Signore e la sua ascensione, la provvidenza di Dio pensò a questo, insegnò questo e insinuò questo nei loro occhi e nei loro cuori, affinché riconoscessero il Signore Gesù Cristo quale veramente risorto, lui che era veramente nato, aveva veramente sofferto e veramente era morto. E i santi apostoli e tutti i discepoli, che erano stati spaventati dalla sua morte sulla croce ed erano divenuti dubbiosi nella fede della sua risurrezione, furono così rafforzati dalla manifesta realtà che, quando Dio salì nelle altezze del cielo, non solo non furono afflitti da tristezza, ma furono pieni di grande gioia.

C'era certo motivo di grande e indescrivibile gioia quando, al cospetto delle moltitudini celesti, la natura del nostro genere umano ascese al di sopra della dignità di tutte le creature celesti. Essa passò oltre gli ordini degli angeli ed era destinata ad essere elevata oltre le altezze

degli arcangeli. Nella sua ascensione, il nostro genere umano non si è fermato a nessun'altra altezza se non quando questa medesima natura è stata ricevuta alla presenza del Padre eterno. La nostra natura umana, unita alla divinità del Figlio, era sul trono della sua gloria.

Poiché dunque l'ascensione del Cristo è la nostra elevazione, anche la speranza per il corpo è sollecitata lì dove la nostra guida ci ha preceduti. Esultiamo, carissimi, con degna gioia e rallegriamoci con una pia azione di ringraziamento. Oggi non solo siamo stati costituiti come possessori del Paradiso, ma abbiamo anche penetrato le altezze dei cieli in Cristo. Per mezzo della ineffabile grazia di Cristo abbiamo ottenuto beni maggiori di quelli che avevamo perso per l'odio del diavolo. Infatti, il Figlio di Dio, dopo averli incorporati a sé, ha collocato coloro che il violento nemico aveva scacciato via dalla gioia della prima abitazione alla destra del Padre, con cui vive e regna in unità con lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

(Leone Magno, Sermone 73, 4)

 

Sempre nel tempio

Quelli adoratolo ritornarono a Gerusalemme con grande gioia ed erano sempre nel tempio a lodare e benedire Dio. Sempre ma specialmente a proposito di questo passo, fratelli carissimi, ci dobbiamo ricordare delle parole del Signore, con le quali per glorificare, come abbiamo sopra ricordato, i discepoli disse: Beati gli

occhi che vedono ciò che voi vedete (Lc 10, 23). Chi può dire o pensare degnamente con quanta compunzione essi abbiano volto a terra gli occhi con i quali avevano visto tornare al soglio della gloria paterna, vinta la mortalità che aveva assunto, colui che adoravano come re del cielo; chi può dire quanto dolci lacrime, ferventi di speranza e di gioia, essi abbiano sparso per l'ingresso nella patria celeste, al quale vedevano che il loro Dio e Signore innalzava una parte della sua natura.

Rianimati dunque da tale spettacolo, dopo aver prestato adorazione nel posto dove si erano fermati i suoi piedi (cf. Sal 131, 7 - Vulgata), dopo aver bagnato di molte lacrime le ultime orme che aveva lasciato, ritornarono subito a Gerusalemme, dove era stato loro comandato di aspettare la venuta dello Spirito Santo.

 (Beda, Omelie sul Vangelo 2, 15)

 

Dall'ascensione di Gesù alla Pentecoste

Cristo dopo quaranta giorni (dalla sua risurrezione) ascese al cielo ed ecco oggi, con la discesa dello Spirito Santo, vengono riempiti (di grazia) tutti coloro che erano presenti e si mettono a parlare nelle lingue di tutti i popoli. Anche attraverso le varie lingue di tutti i popoli viene raccomandata l'unità. Viene raccomandata dal Signore nella risurrezione, viene raccomandata da Cristo nell'ascensione; oggi viene confermata dalla discesa dello Spirito Santo.

(Agostino, Discorsi 268, 4)

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