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Vangeli quaresimali

 13 -3-2020

Se qualcuno all’inizio di questo anno scolastico ci avesse detto cosa avremmo vissuto solo qualche mese più tardi chi lo avrebbe creduto? Nessuno ci avrebbe creduto, invece eccoci qui, è realtà,  realtà che ancora si fa fatica ad accettare difficile da comprendere, come se siamo stati letteralmente lanciati in una nuova realtà, o indietro di qualche secolo, massimo letta sui libri o vista in qualche documentario e che per questo motivo non riusciamo a sentirla nostra (per tanti

quasi tutti). Tuttavia dal “male” Dio trae fuori il bene, allora disporre di questo tempo per recuperare le relazioni in famiglia per esempio  parlarsi di più e divenire ugualmente un importante opportunità di crescita.

La scuola adesso è chiusa, le lezioni sono sospese, ok, penso che dopo un primo momento, per cosi dire,  nel quale molti di voi o solo pochi di voi si sono rallegrati per la chiusura della scuola, rallegrarsi in senso buono, ora però sono sicuro che già né avvertite la mancanza, comunque ci tenevo a dirvi che non è stato sospeso il vostro compito di essere alunni, studenti, scolari, discepoli direbbe Gesù, infatti discepoli significa anche tutte quelle parole di cui sopra, appunto scolari.

Allora  vi invito a dedicare tempo allo studio, a svolgere i compiti assegnati o no,  ogni giorno, come se foste a scuola,  forza, fiducia, fede, speranza, ottimismo che  è come se generassero  gli anticorpi essenziali per cosi dire, per lottare e alla fine vincere, infatti Dio è il più forte è il Forte di Giacobbe come è scritto. Bene, in questo tempo allora impegno quotidiano e paradossalmente anche se questa quaresima è  proprio toccata al mondo intero cerchiamola di viverla come un opportunità per trascorrere più tempo ricuperato con i vostri familiari rendendovi disponibili al dialogo educativo con loro (genitori fratelli o sorelle e nonni e nonni)ad essere nei loro confronti disponibili, è come veramente stare un pò nel deserto fermarsi soffermarsi fare “quarantene” che San Francesco amava e né faceva 2 o tre in un anno, aiutate i vostri genitori nel vostro piccolo in questa situazione cosi difficile anche  per loro credo di gestione familiare, ma Dio non ci abbandona certo, è vicino ad ognuno di noi e dal male tira fuori il bene ed è scritto Il signore ci proteggerà da ogni male egli proteggerà la tua vita, il Signore veglierà su di te quando esci e quando entri da ora e per sempre.(selah significa fermati e rifletti e stai in pace)  Di seguito troverete i compiti per questo periodo fino a Pasqua. Sono 7 lezioni per 7 settimane una lezione a settimana per gli alunni di classe 4 e 5 ma anche per la classe terza  in parte possano già andare bene. Per ora vi invio le prime tre settimane di lavoro che contengono i primi 2 brani del Vangelo che sono passati e che avevamo già visti un po’ a scuola. Buon lavoro. Il Signore ci custodisca e ci protegga. Maestro NazzarenoT.

 

 

 

 

 

 

 

 

Verso la Pasqua

I) VangeloDal Vangelo secondo Matteo Mt 4,1-11

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.Parola del Signore

Compito: scrivi sul quaderno quello che ti ha colpito di più e perché del brano evangelico.

 

FORTI CONTRO IL MALE  (Dalla Parola alla vita)

“Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che viene da Dio.” (Mt 4, 4) Gesù entra nel deserto, sospinto dallo Spirito Santo, per trovare le risposte alle sue domande. Ma ecco che nella sua ricerca si trova a lottare contro Satana, contro il male. Come noi, anche Gesù è chiamato a compiere scelte coraggiose, è chiamato a seguire in tutto la volontà del Padre suo. Gesù risponde al male con la Parola di Dio: io, noi, siamo capaci di fare come lui? O cerchiamo di arrangiarci da soli? Dio Padre, nel dono dello Spirito Santo che abbiamo ricevuto il giorno del nostro battesimo, ci comunica la sua forza, ci sostiene nella lotta contro il male. Anche noi, oggi, siamo continuamente tentati di fare tutto da soli, di non guardare niente e nessuno: questa settimana Gesù ci mostra una via nuova, ci indica che è possibile fidarci di Dio Padre e, nella misura in cui ci fidiamo di Lui, possiamo vincere le tentazioni che il male ci pone accanto. Solo affidandoci alla Parola di Dio la sua forza ci dona la vittoria sul male.

 . . Mi impegno ..... a pensare cosa avrebbe fatto Gesù al mio posto e a comportarmi come avrebbe fatto lui....

 

Trovo e cancello dalla roccia le parole che emergono dalla lettura del brano di Vangelo: GIORDANO—DESERTO—GESÙ—QUARANTA DIAVOLO—FAME—PIETRA—PANE—REGNI TEMPIO – ANGELI

 

 

 

 

Il racconto: DUE SEMI, B. Ferrero – tratto da: “A volte basta un raggio di sole” – ELLEDICI.

Due semi si trovavano fianco a fianco nel fertile terreno autunnale. Il primo seme disse: “Voglio crescere! Voglio spingere le mie radici in profondità nel terreno sotto di me e fare spuntare i miei germogli sopra la crosta della terra sopra di me…Voglio dispiegare le mie gemme tenere come bandiere per annunciare l’arrivo della primavera…Voglio sentire il calore del sole sul mio volto e la benedizione della rugiada mattutina sui miei petali!”. E crebbe lottando contro il terreno. L’altro seme disse: “Che razza di destino, il mio! Ho paura. Se spingo le mie radici nel terreno sotto di me, non so cosa incontrerò nel buio. Se mi apro la strada attraverso il terreno duro sopra di me posso danneggiare i miei delicati germogli…E se apro le mie gemme e una lumaca cerca di mangiarsele? E se dischiudessi i miei fiori, un bambino potrebbe strapparmi da terra. No, è meglio che aspetti finché ci sarà sicurezza”. E aspettò. Ma… una gallina che raschiava il terreno in cerca di cibo trovò il seme che aspettava e subito se lo mangiò.

 (Anche noi, come il primo seme, per crescere nel bene dobbiamo in qualche modo lottare contro le insidie di ogni giorno senza temere e senza demordere. Dobbiamo essere forti sempre. . Il Signore Gesù è con noi, non ci lascia da soli nel momento della tentazione. … ci dona la forza nelle sfide di ogni giorno).

Compito: fai il disegno del racconto sul quaderno con la didascalia (una breve spiegazioncina del disegno)

Puoi  sentire questo bel canto, un canto per il cammino: IL CANTO DELL’AMORE : https://youtu.be/Vz2OZMG19V4

Testo canzone: (Se dovrai attraversare il deserto non temere io sarò con te se dovrai camminare nel fuoco la sua fiamma non ti brucerà seguirai la mia luce nella notte sentirai la mia forza nel cammino io sono il tuo Dio, il Signore. Sono io che ti ho fatto e plasmato ti ho chiamato per nome io da sempre ti ho conosciuto e ti ho dato il mio amore perché tu sei prezioso ai miei occhi vali più del più grande dei tesori io sarò con te dovunque andrai. Non pensare alle cose di ieri cose nuove fioriscono già aprirò nel deserto sentieri darò acqua nell'aridità perché tu sei prezioso ai miei occhi vali più del più grande dei tesori io sarò con te dovunque andrai perché tu sei prezioso ai miei occhi vali più del più grande dei tesori io sarò con te dovunque andrai. Io ti sarò accanto sarò con te per tutto il tuo viaggio sarò con te io ti sarò accanto sarò con te per tutto il tuo viaggio sarò con te.)

II) Vangelo, Dal Vangelo secondo Matteo Mt 17,1-9

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».

Il monte della trasfigurazione:

Compito: scrivi sul quaderno quello che ti ha colpito di più e perché del brano evangelico.

 

Dalla Parola alla vita ... PIETRO - GIACOMO - GIOVANNI MONTE - VOLTO - VESTI - MOSÈ ELIA - TENDE - NUBE - FIGLIO VOCE - TIMORE - GESÙ Avendo come riferimento il brano del Vangelo della trasfigurazione, inserisco nello schema le parole elencate...

(Dalla Parola alla vita)Un monte, una salita, una meta… Gesù indica ai discepoli una strada su cui camminare: la v ita, la tua, la nostra vita è un cammino, spesso in salita. Vivere la vita non è un gioco e Gesù lo sa bene: ecco perché sceglie di manifestarsi in tutta la sua gloria solo dopo aver fatto salire il monte ai suoi tre discepoli. La fatica, se condivisa, se portata insieme agli altri conduce alla gioia: la gioia di poter gustare e vedere la grandezza di Gesù. Su quel monte addirittura le sue vesti cambiano d’aspetto: da sporche, sudate e impolverate diventano splendenti come la luce. Quella luce che già anticipa la luce della Pasqua, quella luce che trasfigura anche le nostre vite, i nostri legami, le nostre fatiche. Con Gesù al nostro fianco anche noi possiamo rendere le nostre vesti splendenti come la luce: basta decidere ogni giorno di salire sul monte, cioè, ci basta decidere di vivere la nostra vita in pienezza, senza sconti, senza scorciatoie… Con Gesù porteremo anche noi nelle nostre case e nelle nostre relazioni la luce calda ed accogliente di Dio Padre.

(Mi impegno... a riconoscere in ciascun membro della mia famiglia lo splendore dell’amore di Dio, trovando il bello che c’è in ognuno.)

Il racconto: IL PANE DELLA FRATELLANZA: Si racconta di una anziana contadina, di nome Giulia, che viveva in una fattoria con i suoi tre figli, Roberto, Michele e Francesco. Il marito le era morto durante la guerra. I tre figli, di cuore buono, erano però sempre pronti a litigare. Si volevano bene ma, bastava una parola in più ed erano litigi senza fine. A quel punto interveniva Mamma Giulia e ben presto i figli ritrovavano pace. La mamma diventò vecchia, allora i figli si preoccuparono: "Mamma, cerca di star sempre bene e di non morire, perché quando litighiamo chi rimetterà la pace fra noi?". "Ma io dovrò pur morire prima o poi", rispose la mamma. "Allora, chiesero i figli, inventa qualcosa perché quando tu non ci sarai più noi potremo rifare pace e volerci bene". Mamma Giulia pensò a lungo alla cosa e un giorno prese un foglio, vi scrisse come dovevano essere divisi i campi fra i tre figli e aggiunse alcune raccomandazioni perché andassero sempre d'accordo. La mamma un giorno si ammalò gravemente e dal suo letto chiamò i figli, consegnò loro il suo testamento, poi prese un pane, ne fece tre parti, ne diede una a ciascuno e raccomandò: "Mangiate e cercate di volervi bene". I figli, commossi, mangiarono il pane della mamma, bagnandolo con le loro lacrime. Di lì a pochi giorni Giulia morì. Roberto, Michele e Francesco si divisero serenamente i campi e ognuno si mise a lavorare il suo. Ma un giorno Roberto e Michele scoprirono che il confine fra i loro campi non era chiaro. Ben presto si misero a litigare. Stavano per fare a botte, quando arrivò Francesco. Egli si mise in mezzo a loro: "Non ricordate la mamma? Perché non facciamo come quel giorno che ci ha chiamati al suo capezzale?". Presero un pane, ne fecero tre parti, ne presero una per ciascuno e si misero a mangiare. Mentre mangiavano nella mente di Roberto e Michele si riaccese l'immagine della mamma; il suo volto e le sue parole scendevano nel loro cuore come una medicina. Scoppiarono in un pianto dirotto e fecero pace. La pace non durava molto, perché occasioni di litigio ne incontravano spesso. Però avevano imparato la soluzione: ogni volta che si creava un'occasione per litigare, i tre fratelli si sedevano attorno ad un tavolo, prendevano un pane, lo mangiavano insieme; ben presto scompariva la rabbia e tornava la pace.

(Gesù è il Pane della vita, un pane che ci parla di relazione, di condivisione, di pace, di amore … Un pane che alimenta le nostre vite rendendole feconde e luminose, rivestite di Cristo, riflesso della Sua luce.)

Compito: fai un  disegno sul racconto e illustralo con una breve didascalia.

 

 

Una canzone per riflettere: SI DICE COSÌ( Iacopo Cioni e Nicolò Pagliettini - Coro MANI BIANCHE Chiavari Liguria https://www.youtube.com/watch?v=7iQxFhsHGiE&vl=it)

 Il brano si ispira alla storia vera di Natasha, una ragazzina sorda, e della sua inclusione in una classe di compagni udenti grazie alla LIS, la lingua dei segni italiana. La canzone è stata tradotta in LIS prendendo parole e musica e trasformandole in una coreografia, una sorta di “musica per gli occhi” consentendo alle persone sorde di condividere con quelle udenti delle emozioni. Il brano è un inno all’uguaglianza e all’integrazione e vuole essere un esempio concreto di rispetto, sensibilità e attenzione alla persona. Un esempio di come essere rivestiti di Gesù nella nostra quotidianità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

III) Vangelo Vangelo  Gv 4, 5-42 (forma breve: Gv 4,5-15.19-26)

Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.


Dal vangelo secondo Giovanni

[ In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.

Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».

Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». ] Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».

Gli replica la donna: «Signore, [ vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». ]

In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.

Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

[ Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». 

 Dalla Parola alla vita ... Mi impegno... L’acqua: segno di vita, segno di freschezza, segno di gioia. L’acqua per la donna Samaritana diventa l’occasione per incontrare Gesù, lasciarsi da Lui amare, da Lui cambiare, da Lui convertire. La Samaritana, grazie all’incontro con Gesù, da cercatrice di acqua, cioè da cercatrice di vita, di un senso per vivere, di uno scopo, in cerca di amore, diventa lei stessa portatrice di vita e di speranza. Per la Samaritana Gesù diventa la sua sorgente di acqua, la sua sorgente di vita: in Gesù essa trova ciò che davvero cercava e ciò che finalmente la disseta; anzi, grazie a Gesù è lei stessa a portare quest’acqua nuova agli abitanti del suo villaggio. È questa la potenza di Gesù: trasformare chi è in cerca di acqua, chi è in cerca di vita, in colui che dona acqua, che dona vita. Questa è l’acqua del Battesimo: acqua che dona senso alla vita di chi si lascia avvolgere dall’amore del Padre, è acqua che crea negli uomini e nelle donne di ogni tempo e di ogni luogo la possibilità di diventare sorgenti di vita nuova.

 

 

Per i più volenterosi Vangelo in forma lunga

Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 4,5-42

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore - gli dice la donna -, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va' a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: Io non ho marito. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l'altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». Parola del Signore. Forma breve: Gv 4, 5-15.19b-26.39a.40-42 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore - gli dice la donna -, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». Molti Samaritani di quella città credettero in lui. E quando giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

 

Il racconto:

L’INVERNO DEI RICCI

Bruno Ferrero –  tratto da “Il canto del grillo” - ELLEDICI

Si narra che un giorno venne ad abitare nella foresta una famiglia di ricci. Le bestiole trascorsero l'estate divertendosi sotto gli alberi, giocando a nascondino tra i fiori, dando la caccia agli insetti e dormendo di notte sul soffice letto del muschio. Un'estate bellissima. Un mattino videro tante foglie secche ai piedi degli alberi: era l'annuncio dell'autunno. La temperatura si abbassò, gli alberi si spogliarono e ben presto cominciarono i rigori dell'inverno. La notte soprattutto faceva tanto freddo. I poveri ricci tremavano e non riuscivano a chiudere occhio. Videro che gli uccelli si tenevano caldo l'uno con l'altro, anche i conigli e le marmotte e le talpe. Fu così che decisero di stringersi l'uno accanto all'altro per riscaldarsi. Fu un'esperienza traumatica: si ferirono l'uno con l'altro con i loro aghi. Per un po' stettero lontano gli uni dagli altri, ma alla lunga decisero di tentare di nuovo di avvicinarsi. Questa volta con dolcezza, ritirando i loro aculei e cercando la posizione giusta per non pungersi. Ci riuscirono. Le notti continuavano ad essere lunghe e fredde, ma ora, insieme, erano in grado di ottenere un minimo di calore e di poter dormire. Anche a noi capita a volte di “vivere l’inverno” nel nostro mondo interiore, nel nostro mondo relazionale con gli amici, con la famiglia … con Dio. E tendiamo a chiuderci in noi stessi, proprio come hanno fatto inizialmente i ricci del racconto. Attorno a noi, invece, c’è un mondo “capace di tenersi caldo”. Forse è tempo di cambiare, di tenere a bada i nostri aculei per non pungere, per non pungerci, e per trovare una posizione comoda per avvicinarci al prossimo e … rinascere!

Compito: disegno e didascalia.

 

Puoi vedere:Il corto: SNACK ATTACK https://www.youtube.com/watch?v=38y_1EWIE9I Il corto:

SNACK ATTACK

(A volte ci capita di commettere degli errori. Piccoli o grandi che siano, consapevoli o inconsapevoli, possono essere fonte di ingiustizie. Non è mai troppo tardi per rendersene conto e cercare di porvi rimedio. Il sorriso che si dipinge sul volto dell’anziana al temine di questo corto ne è una efficace testimonianza.)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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